Piemonte

Via l’accezione spregiativa dal termine “fumettista”: la Treccani accetta – Torino Oggi

Più volte, in questa rubrica, ho fatto notare quanto sia improprio ritenere il fumetto un prodotto di serie B. D’accordo, detta argomentazione, proprio in quanto sostenuta da me, potrebbe essere tacciata di parzialità, ma alla fine sono i fatti che contano.

I fatti sono rappresentati dall’alto valore letterario e artistico riconosciuto a talune opere, dall’evoluzione che questo media ha conosciuto nei decenni in termini di storie e personaggi, nonché dalla popolarità raggiunta da autori la cui genialità, in altri tempi, sarebbe rimasta sconosciuta e anonima.

Però il germe resta. Nel sottobosco del pregiudizio il termine “fumetto” in molte persone continua a richiamare “i giornaletti”, “i giornalini”, pubblicazioni che vanno bene per i bambini, letture usa e getta di poco conto e di nessun valore. Ciò accade anche perché difettano di aggiornamento gli strumenti stessi del sapere, quelli che danno le definizioni e attribuiscono, in ogni periodo storico, gli aggettivi e le qualità.

Le enciclopedie, ad esempio. Benché tutte abbiano ormai la versione online che consente interventi sul testo in tempo reale, alcune definizioni restano un po’ datate, distanti dai significati più contemporanei. E proprio il termine “fumettista” risente fortemente di questa problematica. Se n’è accorta Giusy Gallizia, disegnatrice, che ha segnalato sui social l’inadeguatezza anche offensiva della definizione riportata da taluni dizionari. Dopo di lei Massimo Colella, direttore della rivista La Revue, rivista di graphic journalism prima francese e ora edita da Fandango, ha approfondito l’indagine e ha analizzato le definizioni riportate dai dizionari Garzanti, De Mauro e Treccani.

La rivista di graphic journalism “La Revue”

Ecco cosa riporta la Treccani:

Fumettista: s. m. e f. [der. di fumetto] (pl. m. -i). – Ideatore, disegnatore di romanzi, racconti, storie a fumetti. Per estens., e in tono spreg., autore di opere narrative, o di film, di scarso valore, […] superficiali e di facile effetto»

Questa descrizione sarebbe risultata inaccettabile e priva di corrispondenza nella realtà già decenni fa, figuriamoci oggi. Si è manifestata dunque l’urgenza di dare un segnale e di adeguare il vocabolo al valore artistico-letterario che davvero rappresenta. Potremmo definirla quasi una legittima rivendicazione sindacale.

Colella ha così lanciato una petizione sul sito change.org ( https://www.change.org/p/aggiornate-la-definizione-di-fumettista-nei-dizionari-italiani ). 

Al giorno d’oggi, il termine “fumettista” in molti dizionari italiani viene ancora definito con riferimenti minimizzanti e spregiativi, descrivendolo come un autore mediocre e di scarso valore” – ha scritto il direttore di La Revue, introducendo le motivazioni della petizione – “Questa descrizione è obsoleta e discriminante e non riflette la professionalità, l’impegno e la creatività richiesti nel campo della nona arte. Realizzare storie a fumetti richiede competenze narrative e stilistiche non inferiori a quelle di uno scrittore di romanzi, di uno sceneggiatore cinematografico o di un compositore musicale.”

La petizione, che nel momento in cui scrivo conta circa 1250 firme, è stata lanciata nel novembre scorso. La prima a rispondere è stata proprio la Treccani.

La risposta completa dell’Istituto dell’enciclopedia Treccani

In realtà, l’uso in senso spregiativo della parola è talvolta ancora presente” – scrivono dall’Istituto dell’enciclopedia – “ma risulta ormai datato, visto anche che nel tempo quello dell’autore/autrice di fumetti è diventato tanto apprezzato” – e concludono – “Riformuleremo in modo più preciso la definizione della parola”.

Una prima vittoria, dunque.

Ora speriamo e attendiamo che anche gli altri dizionari dimostrino altrettanta attenzione nel riaggiornare il significato di un termine che, fino ad oggi, è stata vittima di un ingiusto pregiudizio.

Le parole hanno un peso, come si dice.

Noi ci rileggiamo la prossima settimana. 




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