«Vi taglio mani e gola»
JESI «So dove lavorate, se non arrestate l’egiziano entro stasera vi vengo a cercare, vi taglio mani e gola». Chi fosse l’egiziano in questione non si è mai capito: nei rari momenti di lucidità, diceva che da lui era stato aggredito poco prima in un bar di Porta Valle per motivi religiosi. Perciò, ferito, spaventato e ubriaco – da giorni beveva e non mangiava perché la moglie voleva lasciarlo e non gli arrivava il permesso di soggiorno, almeno così ha raccontato – era scappato con l’auto a tutta velocità e, nella fuga, aveva causato un incidente, danneggiando due veicoli. Ma invece di fermarsi, ha tirato dritto e si è barricato in casa.
La ricostruzione
Quando gli agenti della polizia locale di Jesi sono andati a cercarlo – era la mattina del 24 agosto 2023 – lì è cominciato il suo deprecabile show.
Il 32enne tunisino non voleva consegnarsi. Ci ha provato il fratello a convincerlo a desistere e a mostrare i documenti ai vigili che volevano identificarlo per accertare che fosse stato lui a causare l’incidente. Ma il tunisino, completamente ubriaco e fuori di sé, gli ha messo le mani addosso. E poi se l’è presa con gli agenti, intervenuti per dividerli, tra sputi, calci, manate e minacce: «Arrestate l’egiziano o vi taglio mani e gola», urlava.
Erano dovuti arrivare i carabinieri a supporto per mettere la parola fine alle violenze, neutralizzando il 32enne con l’uso dello spray al peperoncino, senza riuscire però ad impedire che si avventasse anche contro l’auto di servizio della polizia locale. «È salito sul cofano della macchina ripetutamente, poi è sceso e le ha dato un pugno, ammaccandola», ha ricordato in tribunale uno degli agenti intervenuti quel giorno. Tre suoi colleghi erano finiti all’ospedale per le ferite riportate nella colluttazione. Due di loro – l’ex comandante della polizia locale di Jesi, Cristian Lupidi, e un secondo agente – si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Massimiliano Angeletti.
All’ex comandante il 32enne (difeso dall’avvocato Cristina Carnevali) aveva telefonato il giorno seguente, minacciandolo di morte se non gli avesse restituito l’auto che gli era stata sequestrata, insieme alla patente. «Vengo lì e ammazzo qualcuno», aveva gridato. Intimidazioni del genere le aveva rivolte pure al personale sanitario, tra sputi e calci, una volta portato all’ospedale di Jesi. Il tunisino, finito a processo per resistenza, minacce, rifiuto di fornire i documenti e danneggiamenti, è stato condannato a 10 mesi e a 2500 euro di risarcimento per ciascuno dei due agenti feriti.