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Vi consiglio i libri di mio fratello Roberto anche se so già che non li comprerete: mai arrendersi alla banalità

“Siete le due seghe che ho più rimpianto in vita mia” ci diceva Aldo Farina, nostro padre. Siamo cresciuti così io e mio fratello Roberto, con l’umorismo sferzante di papà. Poi ci si è messa anche Milena Vitali, nostra madre, dicendoci “In tutti questi anni siete riusciti solo a perdere i capelli”. Voi forse non sapete quale benedizione sia crescere con due genitori così che ci hanno amato senza tante manfrine, senza dire “I miei figli sono splendidi”, senza metterci su un piedistallo retorico, vagamente nauseante.

Non sono stati genitori perfetti ma veri, ed è la cosa più bella e preziosa. Io sono il fratello maggiore, anagraficamente parlando, mio fratello il minore. Dopo avere
preso coscienza della mia nuvoletta poetica sempre sulla testa, papà e mamma si sono rivolti a mio fratello come unica speranza di avere “un figlio normale“. Lo hanno
costretto a frequentare cinque anni di ragioneria, era la vittima sacrificale, ma le cose sono andate diversamente, anche a mio fratello non fregava nulla della partita
doppia, dopo ragioneria si è iscritto a Lettere moderne e si è laurato col massimo dei voti con una tesi sul pittore, scultore, poeta e architetto Giandante X.

Devo dire grazie a mio fratello che mi ha liberato dal senso di colpa di essere considerato il poeta che vive “sotto le nuvole”, anche lui si è preso le sue nuvole e adesso è diventato uno scrittore che mi rende orgoglioso. Ci siamo nutriti a vicenda nel corso degli anni, io gli ho fatto conoscere i miei amici poeti come Silvano Agosti e lui i suoi come Bruno Brancher e tanti altri. Roberto ha sempre avuto una passione per i fumetti, lo vedevo ridere leggendo Alan Ford, dopo l’ho visto crescere scoprendo Andrea
Pazienza, mi fece leggere Gli ultimi giorni di Pompeo, un capolavoro tragico e vitale, di una creatività debordante, e non a caso il primo libro di mio fratello si intitola
I dolori del giovane Paz.

Nel suo percorso Roberto ha scritto un libro insieme a Onorina Brambilla, Il pane bianco, stiamo parlando della compagna dell’eroe della Resistenza Giovanni Pesce, anche lei coraggiosa staffetta partigiana e instancabile voce per i diritti delle donne. Conoscere Giovanni e Onorina è stato un altro grande regalo che mi ha fatto mio fratello, abbiamo passato dei momenti indimenticabili insieme a chi ha lottato per la libertà di noi tutti contro i nazifascisti. Altro incontro meraviglioso che devo a mio fratello è stata la conoscenza di Flavio Costantini, artista insuperabile che ha raccontato con i suoi quadri gli anarchici e la tragedia del Titanic e molto altro. Andavamo a trovare Costantini nella sua bella casa vicino a Rapallo e si chiacchierava allegramente di tutto; Roberto prendeva appunti per il suo libro L’anarchia, molto cordialmente. Costantini ci chiamava “i miei due soldati” perché vedeva in noi lo spirito guerriero e ironico di chi ama la libertà in ogni sua espressione.

Altre conoscenze fondamentali sono state quelle con i disabili psichici, scusate l’espressione idiota, sono le persone più belle e intelligenti che mi sia capitato di conoscere, anche da questo lavoro con i disabili che mio fratello ha fatto per circa otto anni come educatore, è nato un libro dal titolo La balena in fiamme, un florilegio di tutte le migliori illuminazioni verbali di queste creature angeliche, dove ogni pensiero trascritto rivela un modo tutto nuovo di guardare il mondo e interpretarlo con purezza di cuore. La tesi di laurea, ampliata con nuovi capitoli, è diventata un libro: Giandante X, tra i poveri e le stelle. Sempre dalla parte di chi ha lottato per la libertà, sempre vicino a quegli artisti che non si lasciano “castrare” dalle impietose leggi del mercato.

Da un quadro trovato appoggiato a un muro è nata la passione di mio fratello per un altro pittore e scultore che si chiama Mirko Gualerzi, morto nel 2004 in un ospedale psichiatrico. “Difendete la vostra emozione come si difende una creatura tenera” sono le ultime parole e il testamento spirituale di questo grande artista dimenticato.

Roberto ha appena terminato il suo ultimo libro dedicato a Mirko Gualerzi, uscirà fra qualche mese presso Milieu Edizioni, se fossi in voi non me lo perderei. La casa di mio fratello è diventata una sorta di museo che ospita le opere di Gualerzi e di Giandante X. Sono tutti artisti che non valgono nulla sul mercato, ma che valgono tutto se si ama l’arte e la libertà che ne è il fondamento. Io e mio fratello siamo diversi, lui non è sui social, non si espone come me, preferisce esprimersi solo attraverso la scrittura che gli richiede fatica, impegno, precisione e capacità d’invenzione, cose che evolvono in anni di lavoro, mentre io scrivo i miei pezzi in pochissimi minuti, a volte senza nemmeno rileggere. Sentiamo entrambi l’urgenza di esprimerci e raccontare gli altri, ma la mia urgenza è più arrembante, la sua è più meditata. In me c’è anche un aspetto narcisistico che in Roberto è assente, ma che volete farci, quando si è belli come me essere narcisisti è una naturale conseguenza.

Nostro papà ci ha lasciato 20 anni fa ma sarebbe orgoglioso delle “due seghe che ha più rimpianto nella sua vita” e la nostra mamma che è ancora con noi ora può dire che ha due figli splendidi che in tutti questi anni hanno perso i capelli ma sono riusciti anche a fare altro. Io vorrei diventare famoso, fare autografi e nutrirmi di caviale e champagne dorato, mio fratello no, non gliene frega niente, a lui basta l’arte libera e indomita. Vi consiglio tutti i suoi libri, ma so già che non li comprerete. In ogni caso ci provo, mai arrendersi alle divoranti banalità che ci circondano. Un caro saluto.


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