Verso le regionali, Amati: “Bandi toscani penalizzano Grosseto, stop a differenze fra provincie”
Grosseto. «In Toscana la voce grossa la fa chi ha in mano le deleghe assessorili con milioni di euro da distribuire sul territorio, che poi si trasformano in consenso elettorale. Ma quei milioni non vengono ripartiti in modo equo: ci sono province di serie A e province di serie B. E purtroppo Grosseto è sempre relegata alla seconda categoria».
È quanto denuncia Guendalina Amati, candidata di Fratelli d’Italia alle elezioni regionali nella circoscrizione di Grosseto.
«Da anni la sinistra sbandiera grandi investimenti e finanziamenti a sostegno dell’imprenditoria maremmana, ma la realtà è ben diversa: pochi, pochissimi imprenditori del nostro territorio hanno ricevuto contributi veri e sostanziosi dalla Regione di Giani – prosegue Amati –. Basta leggere i bandi usciti in questi mesi per rendersene conto. Non è un caso che vengano presentati a ridosso della campagna elettorale».
Amati punta il dito contro le ultime misure annunciate dal governatore e dall’assessore Marras: «A metà agosto hanno illustrato 190 milioni di euro per bandi su moda, filiere smart, ricerca e innovazione, più un fondo da 10 milioni per il settore moda. Ben vengano i bandi, ma la verità è che sono scritti su misura per la piana fiorentina e per Prato, dove si concentra l’industria tessile e dove il Pd raccoglie consensi. E noi del sud della Toscana, dimenticati da decenni dalla Regione, cosa riceveremo di tutto questo?».
«La provincia di Grosseto vive di piccole imprese, spesso a conduzione familiare, che non hanno mai avuto accesso ai benefici milionari distribuiti altrove e che continueranno a restare escluse. È ora di smetterla con l’illusione che certi bandi possano essere la panacea di tutti i mali, quando in realtà finiscono sempre per alimentare le stesse aree e gli stessi interessi. Quello che accade si chiama clientelismo e lottizzazione. La Regione ha scelto di sacrificare e marginalizzare territori straordinari come la Maremma. Non ci basta più sentirci dire che siamo “poveri ma belli”: è tempo di dare pari dignità e pari opportunità anche alla nostra provincia», conclude Guendalina Amati.
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