Società

Vera Squatrito: «Mia figlia aveva denunciato ma è stata uccisa dall’ex che aveva lasciato»

Giordana Di Stefano aveva 20 anni, una figlia piccola, tanti sogni e il coraggio di denunciare. Ma non è bastato. Giordana è stata uccisa nel 2015 per mano del suo ex compagno, Luca Priolo. L’ha colpita con 48 coltellate, in viso e nel corpo. Era la notte tra il 6 e il 7 ottobre 2015. Attraverso la voce di sua madre Vera Squatrito, nella nuova puntata del podcast di Vanity Fair **Quello che resta. Per Giulia, per tutte, **ripercorriamo la storia di Giordana, dalla quotidianità interrotta alla spirale di violenza, fino al vuoto delle istituzioni.

«Io mi trovavo a casa quel 6 ottobre e mia figlia Giordana era andata al lavoro. Verso le 12.30 ho ricevuto la sua ultima chiamata e Giordana mi avvertiva di aver finito di lavorare e che sarebbe tornata da lì a poco. Giordana non è più tornata. Quindi da lì a qualche ora, non vedendola rientrare e dopo tante chiamate a cui non mi ha risposto, sono uscita a cercarla disperatamente. Ho capito andando a casa dell’assassino, incontrando la madre, che era accaduto qualcosa perché l’ho vista molto indifferente. Lui non era in casa e da lì ho capito. Ho chiamato i Carabinieri e da lì a poche ore Giordana è stata ritrovata a un chilometro da casa mia, a Nicolosi, barbaramente uccisa». A casa, insieme a Vera Squatrito c’era una bambina di due anni e mezzo, Asia, figlia di Giordana.

«I traumi che subiscono questi bambini non nessuno li può immaginare perché bisogna viverli per comprendere quanto siano forti devastanti, autolesionistici proprio perché mia nipote ha vissuto l’abbandono a 4 anni. Non ha più rivisto la sua mamma che era un punto di riferimento importantissimo. Il padre era saltuario, quindi non aveva un grosso legame, ma si era assolutamente legata a sua madre, avevano un rapporto molto viscerale, molto forte. Quell’abbandono è stato devastante. Non è stato semplice poter gestire i primi anni di vita di Asia dopo la morte della madre, proprio perché aveva perso ogni punto di riferimento. Ma soprattutto c’era un una sorta di autocolpevolizzazione, si sentiva colpevole di non aver salvato la madre proprio perché aveva vissuto anche la violenza assistita».

Quello che è successo a sua madre, Asia lo ha saputo parlando con Vera. «È stato molto difficile, ho risposto sempre a tutte le sue domande con molta sincerità, non ho mai nascosto nulla, neanche il dettaglio di come è stata uccisa sua madre quando mi è stato chiesto. Oggi è un un adolescente, vede che faccio tanta campagna di sensibilizzazione, a volte ne è protagonista insieme a me, ha voluto che andassi nella sua classe a parlare della sua mamma, è stato un momento per me importante perché lì ho capito che era solo mia la paura di affrontare questo problema insieme a lei, lei era già pronta. È stata lei a dirmi “Nonna, devi venire” e io le ho detto “Ma io non sono forse pronta”, mi ha detto “Ma io sì”».

Il podcast Quello che resta. Per Giulia, per tutte è disponibile sulle principali piattaforme di ascolto.


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