Veneto Segreto: nasce Luoghi che non si vedono, una rete di progetti per scoprire l’Italia nascosta
Veneto Segreto continua il suo viaggio nel cuore nascosto dell’Italia. Dopo anni di esplorazioni tra conventi abbandonati, ville private, cripte silenziose e giardini segreti, il progetto fondato da Katia Amoroso e Mauro Di Benedetto nel 2016 apre un nuovo capitolo: Luoghi che non si vedono. Un nome che è una promessa ma anche un invito a guardare oltre l’evidenza, a fermarsi e ad ascoltare la voce dei luoghi dimenticati. Accanto a loro oggi c’è Vincenzo Lorenzo, che grazie alla sua esperienza nel settore culturale e alla conoscenza del territorio sta guidando l’espansione del progetto in altre regioni italiane, dando vita a nuove realtà sorelle di Veneto Segreto, da Lombardia Segreta a Sicilia Segreta.
Nato in Veneto, questo movimento culturale è diventato in meno di dieci anni un fenomeno capace di coinvolgere oltre 100.000 persone e di aprire al pubblico più di 300 luoghi normalmente inaccessibili. La formula è semplice ma di successo: piccoli gruppi, guide abilitate e appassionate, narrazioni vive, luoghi che sfuggono ai circuiti turistici tradizionali. E così ogni visita è un incontro, un gesto di cura verso un patrimonio fragile ma vitale.
Con il piano Luoghi che non si vedono, Veneto Segreto diventa un modello che germoglierà in diversi territori italiani. Dopo il Veneto, la Lombardia è la prima regione simbolo di questa nuova fase: qui il progetto prende forma tra palazzi nobiliari nel cuore di Milano, cripte romaniche nascoste sotto il traffico urbano, villini liberty affacciati su laghi minori, orti botanici segreti e rifugi antiaerei dimenticati. È una mappa inedita che si compone passo dopo passo, restituendo visibilità a un patrimonio spesso silenzioso ma carico di memoria. A seguire nasceranno nuove piattaforme regionali – in Emilia-Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Liguria e Piemonte – ognuna con un’identità autonoma, costruita in dialogo con studiosi, associazioni e comunità locali.
L’obiettivo resta immutato: restituire valore alla bellezza invisibile, offrendo esperienze culturali originali e sorprendenti. Ma anche creare legami, generare consapevolezza, riscoprire il senso della prossimità. Perché ogni apertura è anche un piccolo atto di resistenza alla velocità, alla distrazione, al consumo di luoghi e immagini.
Viaggiare per vedere davvero
In un tempo in cui il turismo sembra misurarsi in like e in presenze, esperienze come quella di Veneto Segreto rappresentano una risposta controcorrente. Mostrano che viaggiare può ancora essere un gesto di conoscenza e di rispetto, non solo per chi visita ma anche per chi abita i luoghi. Restituire visibilità a ciò che è nascosto significa infatti riattivare economie locali, valorizzare saperi, stimolare orgoglio e appartenenza. È un turismo che non consuma, ma rigenera: lento, consapevole, emotivo.
Luoghi che non si vedono si inserisce in questa prospettiva: ogni visita è un’esperienza corale, costruita in ascolto delle comunità e delle memorie che custodiscono i luoghi. Dietro ogni portone che si apre non c’è solo un bene architettonico, ma una storia umana: un archivio di ricordi, di tradizioni, di gesti quotidiani che rischiano di perdersi.
Un nuovo sguardo sul patrimonio
Lo abbiamo detto tante volte, mai come in questo momento storico è necessario ripensare al nostro modo di viaggiare e, più ancora, al nostro modo di essere e muoverci nel mondo. Rallentare, imparare a osservare i dettagli, riconoscere la bellezza nei luoghi vicini e negli spazi dimenticati significa riscoprire un senso profondo di appartenenza. È un modo diverso di intendere la cultura e il viaggio: non come consumo, ma come relazione viva e reciproca tra persone, territori e memorie.
Source link