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Vasco Rossi sfida la morte per celebrare la luce della vita: show duro e solenne perché “in un’epoca violenta attenta al profitto, l’essere umano non è considerato”

Voglio una vita che se ne frega che se ne frega di tutto, sì!”. E non è un caso che Vasco Rossi apra il suo Vasco Live 2025 con una delle canzoni manifesto della sua vita artistica “Vita spericolata” del 1983. Dopo la celebrazione dell’amore, del potere civile e sociale, arriva – in tempi bui di guerre – la rivoluzione di Vasco con dentro la celebrazione della vita. Proprio con l’overdose di morte, alla quale la miseria umana sembra ormai abituarci, l’artista prende un raggio di luce, lo pesca dalle sue canzoni, dal suo vissuto per dare una carezza e una spinta verso l’ottimismo perché “portare un po’ di gioia è il compito dell’artista”. Quasi tre ore di show che non lascia spazio a sconti di alcun genere.

“Arrangiamenti – spiega il direttore musicale e chitarrista Vince Pastano – che, soprattutto nelle ballad, diventano sontuosi, grazie all’uso massiccio di synth, strings dal sapore Anni 80, chitarre robuste e sonorizzazioni cinematiche che accompagnano l’ascoltatore verso un’esperienza immersiva a 360 gradi”. Il risultato è evidente all’ascolto e alla vista.

La scaletta è piena di “chicche” “Sono innocente ma…”, “Vivere non è facile” e “E adesso che tocca a me”, che non venivano eseguite dal vivo dal 2018. Torna anche “Valium”, che non viene cantata live da quasi trent’anni, mentre “Mi si escludeva”, “Quante volte” e “Buoni o cattivi” fanno il loro ritorno dal 2019. In particolare “Mi si escludeva” (“e tutto quanto andrà a farsi fottere e avanti così. Poi comincia la guerra”) ha 30 anni, ma per il tema e le parole resta sempre attuale. Al termine del brano compare la scritta sul megaschermo: “Fuck The War“. Più chiaro di così.

Tra i momenti più belli naturalmente “Vivere” del 1993, istinto primordiale alla sopravvivenza: “Vivere e sperare di star meglio”. E in un momento in cui “in cui arroganti e farabutti (che oggi nemmeno si preoccupano più di nasconderlo) sono arrivati a comandare, a capo di imperi o democrazie vacillanti” ecco che “Gli spari sopra” accende il pubblico. Ma anche “se siete ipocriti, abili, non siete mai colpevoli. Se non state mai coi deboli, e avete buoni stomaci. Sorridete, gli spari sopra sono per noi”. Un rinnovato attacco ai “farabutti della terra“.

Tra le sorprese della prima parte del concerto anche la versione squisitamente grunge di “E il tempo crea eroi”, per poi concludere con “Un gran bel film” e “Vivere non è facile” con le parole che potremmo sottoscrivere in pieno: “Sarebbe tutto semplice. Se almeno avessi un complice che mi facesse ridere di tutte queste favole”.

La seconda parte del concerto si apre con “Buoni o cattivi” la riflessione è che “si può spegnere ogni tanto il cervello, smettere almeno di usare solo quello” proprio per alleggerire anche la propria esistenza, per chi ci riesce. Piccola stoccata alla vita moderna tra selfie, social e televisioni con “Basta poco”. “Siamo qui” è stata scritta nel 2021, ma Vasco Rossi, presentando il brano, uscito come singolo senza altro supporto discografico, denunciava già: “La tecnica sta diventando il fattore dominante nella società, influenzando ogni aspetto della nostra vita. Questo porta a una sorta di predominio della razionalità tecnica su altri valori, come l’etica o la spiritualità. Così l’avere sta prendendo definitivamente il sopravvento sull’essere”. A questo punto si incastra perfettamente “C’è chi dice no”: “C’è qualcuno che non sa. Più cosa è un uomo c’è qualcuno che non ha rispetto per nessuno”. Ai potenti fischieranno le orecchie.

L’atteso medley di sei pezzi comprende brani scelti ad hoc come: “La strega” / “Cosa vuoi da me” / “Vuoi star ferma” / “Tu vuoi da me qualcosa” / “Una canzone per te” e “Va bene, va bene così”. Si consuma subito dopo il rito collettivo di “Rewind” con reggiseni che volano dal palco al prato e viceversa. Non potevano mancare “Senza parole”, la vibrante “Sally” e “Se ti potessi dire”.

Gran Finale con “Siamo solo noi”, “Canzone” e “Albachiara”. Risuonano così le parole di Vasco, quasi come un testamento: “La vita come creazione, non distruzione e morte. La vita non è fare il bandito, portare il male al nemico, rubare la terra alla gente”. Applausi.

Dopo la partenza ufficiale dallo stadio Olimpico di Torino con replica stasera 1 giugno, prosegue a Firenze il 5 e 6 giugno, Bologna 11 e 12 giugno, Napoli il 16 e 17 giugno, Messina il 21 e 22 giugno. Per poi concludersi a Roma il 27 e 28 giugno. In tutto 12 concerti in 6 città (ma diventano 14 con le due anteprime di Bibione, 26 e 27 maggio). Sold out da oltre un anno (i biglietti, infatti, erano stati messi in vendita durante i concerti milanesi 2024).


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