Vanity Fair e Art Basel danno il via alla settimana dell’arte parigina
Il 20 ottobre Vanity Fair ha ospitato il suo secondo evento annuale di apertura di Art Basel al Four Seasons George V, l’imponente castello di un hotel quasi centenario che ospita alcune delle suite più costose del mondo. La sera che precede l’apertura della fiera è di solito molto movimentata, con cene private organizzate da galleristi e direttori di musei in vari angoli della città. Eppure il cocktail party è riuscito a riunire un bel campione trasversale di ospiti, passati prima o dopo i loro impegni.
Naturalmente, non potevano mancare i protagonisti citati nell’ultimo numero dedicato all’Arte. In un angolo, Shaun Caley Regen – fondatrice di una delle gallerie più importanti di Los Angeles, Regen Projects – conversava con l’influente collezionista e agente CAA Beth Swofford, affiancata da Olivia Barrett di Château Shatto, insieme a Bridget Donahue e Hannah Hoffman della neonata Hoffman Donahue. Una scena che sembrava uscita direttamente dal servizio della rivista dedicato alla mappatura della Art Galaxy, con il suo settore speciale chiamato Pianet Hollywood.
E non potevano mancare i direttori dei musei. Max Hollein, direttore del Met, dialogava con Loïc Gouzer, fondatore dell’app d’aste «one-lot» Fair Warning. Jessica Morgan, direttrice del Dia, è arrivata trionfante dopo aver curato una delle mostre più calde della città, Minimal, alla Bourse de Commerce, il museo privato fondato da François Pinault. Klaus Biesenbach, direttore della Neue Nationalgalerie di Berlino, è arrivato un po’ tardi (ha spiegato che era stato a un concerto di Patti Smith), così come Scott Rothkopf del Whitney.
C’era anche Naomi Beckwith, curatrice capo del Guggenheim, che sta preparando la tanto attesa Documenta che si terrà a Kassel da giugno a settembre 2027. Con il critico Jason Farago ha discusso dei posti migliori in cui mangiare a Kassel: Farago ha ricordato che il compianto Okwui Enwezor aveva portato un giornalista del New York Times in un ristorante italiano locale, La Frasca, anche se non ha potuto confermarne personalmente la qualità.
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