Cultura

Valerio Bruner – Maddalena | Indie For Bunnies

Dopo i buoni riscontri da parte della critica specializzata per il precedente “Vicarìa”, Valerio Bruner, cantautore napoletano di provenienza rock, torna con un album altrettanto ispirato e vivo quale “Maddalena”.

Credit: Arianna Di Micco

In comune con il predecessore c’è ancora una volta la volontà di raccontare una parte della sua città meno legata al glamour o a quegli stereotipi che hanno determinato un ritorno prepotente della stessa nell’immaginario collettivo.

Certo, non che Bruner non riconosca la bellezza eterna di determinati luoghi o non apprezzi la storia millenaria di Napoli, anzi, però con la sua musica si è ripromesso di parlare principalmente degli ultimi, degli emarginati, mostrandone la faccia più scura e meno “assolata”.

Per farlo si è avvalso di una matrice musicale nuda e cruda, dove il rock si fa pulsante, affondando le radici nel punk come in certo grunge, guarda caso i due generi con i quali i principali interpreti hanno saputo veicolare messaggi diversi da ciò che imponeva il mainstream, volgendo lo sguardo appunto a ciò che accadeva lontano dai riflettori.

In questo nuovo lavoro si assiste così a un distacco dal contesto più esotico, mediterraneo, cui siamo abituati associare Napoli e la sua gente, ma la formula scelta da Bruner è in fondo la più autentica, oltre che la più efficace, per raggiungere appieno il suo scopo. D’altronde idolo dichiarato del nostro è Bruce Springsteen, la cui poetica ha saputo fare scuola, così come il riuscire a fondere insieme istanze elettriche e narrazione cantautorale.

Partito alla volta di Rimini, coadiuvato in studio dal produttore Gianluca Morelli, col quale l’intesa artistica è apparsa da subito piena e naturale, Valerio Bruner in otto ficcanti canzoni scandaglia come detto il mondo degli ultimi, a partire dalla title-track dedicata a una prostituta, per parlare poi di una realtà tanto colorata e vivace quanto difficile come “Piazza Garibaldi”, a cui l’autore lega ricordi d’infanzia.

E poi ancora “Nun t’arrennere maje”, un canto di speranza, di invito a non demordere e “Nisciuno se salva”, che chiude l’opera con versi intrisi di spiritualità.
Non mancano infine quei pezzi dove l’amore è protagonista, anche se mai inteso in senso convenzionale: uno degli esempi più fulgidi in tal senso è la ritmata “Frat’ a me”.

È in definitiva quello di Valerio Bruner un album significativo per contenuti e temi trattati, dove l’utilizzo del dialetto, con i suoi toni accorati e viscerali, diventa un valore aggiunto al fine di ridare dignità e valore anche a quei momenti in cui ti sembra di aver perso tutto.


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