Vagnozzi: “Sinner poteva essere un campione nel calcio e nello sci, è un talento universale”
MELBOURNE – L’obiettivo, a questo punto, è chiaro: «Delle tre superfici, la terra rossa è forse quella su cui Jannik si trova meno a suo agio. Ma stiamo lavorando per vincere a Parigi. E fare altrettanto sull’erba di Wimbledon».
Austrialian Open, Sinner: “Ho saputo tenere le cose brutte fuori dal campo, ne sono orgoglioso”
Simone Vagnozzi, allenatore di Sinner: missione Grande Slam.
“Lui preferisce il cemento: l’anno scorso aveva vinto qui e a New York. Ma a Parigi aveva raggiunto le semifinali, battuto da Alcaraz in 5 set. E a Londra è stato sfortunato, uscendo nei quarti con Medvedev sempre al 5°. Stavolta, si può fare”.


Tra l’altro i soli tennisti che hanno vinto durante l’anno i 4 più grandi tornei del mondo (Don Budge nel 1938, Rod Laver nel 1962 e 1969) avevano i capelli rossi.
“È ancora molto giovane, ma ha già vinto tre Slam. Credo possa raggiungere i livelli più alti, intendo dire quelli di Djokovic, Federer e Nadal: la strada è ancora lunga, ma la direzione è quella giusta”.
Nell’ultimo anno ha fatto dei progressi straordinari.
“È un giocatore completamente diverso. Ha vinto molto, e questi successi gli hanno dato serenità. È cresciuta la fiducia nel suo gioco, in particolare nel servizio, insieme alla capacità di gestire tatticamente le partite. È un talento straordinario che riesce a dare il meglio di sé nei momenti più complicati: è quando aumenta il livello della pressione, che si trova più a suo agio”.
Con Zverev è stato praticamente perfetto.
“Direi superlativo. Lo ha dominato in tutte le fasi del gioco, Sascha — un giocatore eccezionale, ha recuperato dall’infortunio di 2 anni fa e merita di vincere un grande torneo — si è aggrappato al servizio, ma lui ha saputo rispondere in maniera impressionante”.


Pensare che avrebbe potuto diventare uno sciatore.
“Sarebbe stato un campione anche con gli sci, o come calciatore. Per fortuna ha scelto il tennis. Gli riesce tutto in maniera naturale. C’è qualcosa di speciale, in lui. A proposito: sciare gli fa bene per la coordinazione dei movimenti, anche se quest’anno per prudenza ha lasciato perdere”.
Jannik dice che siete come una famiglia. Che grazie a voi lo scorso anno è riuscito a superare momenti molto duri.
“Stiamo bene insieme. Cahill è una persona straordinaria, che ha dato tanto a tutti noi. C’è armonia, ci si diverte. Ci concentriamo solo su quello che possiamo controllare, non sugli attacchi che arrivano dai social o da certa stampa. Sappiamo che lui è pulito, non ha fatto niente di male e a volte glielo ricordiamo. Jannik rimane un ragazzo di soli 23 anni”.
Ha detto che vuole prendersi qualche giorno di riposo assoluto. Staccare completamente dal tennis. Prossimo appuntamento?
“Potrebbe essere Rotterdam, a inizio febbraio. Ma dobbiamo ancora definire l’agenda. Dobbiamo gestire con attenzione questa stagione, ci sono parecchie cose di cui tenere conto”.
Ma davvero può ancora migliorare?
“Ci sono ampi margini di miglioramento in tanti settori. Fosse per lui, sarebbe ogni giorno sul campo a provare e riprovare, colpi ed esercizi. E poi, alzare l’asticella è fondamentale per poter continuare ad allenarsi duramente. Questo è un periodo in cui ci riesce tutto facile. Ma arriveranno anche momenti complicati, e dovremo farci trovare pronti”.
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