Marche

«Vacanzieri disperati»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Vacanzieri disperati

“(…)Dici che il Mediterraneo è meravigliosamente blu. Riuscirò mai a vederlo?” (Frida Kahlo)

Da un po’ di tempo non si sente recitare urbi et orbi il tormentone “vacanza intelligente”. Brand del jet set, mantra degli annoiati, approdo degli arricchiti, la vacanza intelligente mantiene questa definizione vaga. Essa deve “rappresentare” una meta, che si discosti da quelle usuali, che faccia la differenza. Che faccia, come si diceva una volta, chic. Vista in tale prospettiva, la vacanza, pur nella palpabile crisi dei portafogli, è la cifra dell’Italia che conta. O di quella che crede di contare. Anche mordi e fuggi, la vacanza va fatta.

Per i più, essa è un luogo/non luogo (alibi) per continuare, sotto cieli diversi, a non guardare dentro sé, e ad evitare di confrontarsi con l’altro: lèggi, la maggior parte delle volte, coniuge e figli. Una corsa a un obiettivo che nemmeno chi “scappa” ha mai capito in cosa consista. Sì, si corre anche in vacanza, ci si porta dietro il bagaglio del posto da cui si parte, senza rispettare il genius loci e le tradizioni degli ospitanti. L’importante è scappare davanti allo specchio, che nei giorni di vacatio interroga  serrato le zone oscure dell’anima. Se poi ci si mettono i selfie, la vacanza è “bannata” in partenza. Beninteso, un po’ di sana vacanza farebbe bene a tutti: (il sottoscritto e la sua famiglia fanno parte di questa schiera) soprattutto per sottrarsi ai miasmi velenosi di vicini  che non hanno nemmeno diritto di vivere. E non sto dipingendo il diavolo con toni più cupi di quanto il Diseredato non sia.  Circostanze e stanchezze, che “gli altri” non possono conoscere (o che fingono, a proprio tornaconto, di non conoscere) consigliano, tuttavia, in certi casi di restare fra le quattro mura di casa: ad evitare un dispendio di energie che, è la triste verità, supererebbe in misura lo svago, quell’ossigeno che si respira nel mettere il naso fuori dalla realtà usuale. La sorte, però, non la comandiamo noi. C’è una certa dea bendata che impone le regole del gioco, e che, detto fra noi, mi piacerebbe incontrare nottetempo, in un crocicchio, sotto l’occhio complice della luna.

* giudice


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