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Usyk batte Fury nella rivincita e resta re dei massimi. Zelenski: “Ci teniamo ciò che è nostro”

Roma – Ora Oleksandr Usyk potrebbe quasi pensare di ritirarsi dalla boxe. Ha battuto Tyson Fury anche nella rivincita, stavolta in maniera più netta di come fatto lo scorso mese di maggio, confermandosi campione del mondo dei pesi massimi nelle versioni Wbc, Wba, e Wbo. Prima era stato re indiscusso anche dei massimi leggeri e prima ancora campione olimpico. Aiuta economicamente la sua Ucraina, di cui è un simbolo, ed è un uomo ricchissimo: basta pensare che da questa seconda sfida di Riad ha guadagnato la bellezza di 114 milioni di dollari (il suo avversario si è dovuto accontentare di 74). Difficile trovare nuovi stimoli. Forse l’unico che gliene potrebbe dare è Daniel Dubois, il giustiziere di Anthony Joshua, che Usyk ha già battuto prima del limite ma che al termine del match è salito sul ring per lanciare una nuova sfida. “No problem”, ha risposto l’ucraino con lo sguardo di ghiaccio che ha ricordato l’agente 47 del videogioco Hitman, il suo riuscitissimo travestimento in sede di presentazione del match. Un atteggiamento che sarà sicuramente piaciuto a Jason Statham, il duro che cinema inglese che ha seguito il match seduto accanto a Turki Alalshikh, il regista delle notti pugilistiche in Arabia.

Giudici senza nessun dubbio a favore di Usyk

I tre giudici non hanno avuto dubbi e si sono trovati allineati in forma e sostanza: hanno visto tutti un 116-112 per l’ucraino. A nostro avviso un divario esagerato. Forse il verdetto più calzante è stato quello dato da Anthony Joshua, che nella sua veste di analista improvvisato ha assegnato un 115-114 a Usyk. Fury dal canto suo le ha provate tutte. In sede di preparazione si è allontanato da tutto e da tutti: non ha visto la moglie Paris (la coppia ha 7 figli) per 4 mesi, ha lasciato in Inghilterra il padre John, tipo dalla storia poco raccomandabile (è stato in galera per avere cavato l’occhio a un malcapitato durante una rissa) e che nel match di maggio aveva creato parecchia confusione all’angolo. E’ stato meno istrione del solito: unica concessione la ring walk in versione Babbo Natale sulle note di ‘’Christmas all i want for christmas is you’’ di Mariah Carey. Ha messo su parecchio peso (si è presentato a 127 kg) per fare sentire all’avversario più ‘piccolo’ (102 kg) la pressione e la potenza dei colpi.

(reuters)

Zelensky: “Usyk dimostra che gli ucraini non abbandonano ciò che appartiene loro”

Non è servito a nulla. Fury è partito meglio, ma Usyk ha tenuto con disinvoltura le cannonate portate dall’inglese ai fianchi. Volodymyr Zelensky, visto il ruolo della Gran Bretagna a favore dell’Ucraina, lo aveva invitato a picchiare l’avversario ma senza esagerare. Paradossalmente il presidente ucraino è stato preso in parola. Il campione non ha portato una quantità eccessiva di colpi, ma è stato chirurgico e soprattutto nei momenti chiave ha mostrato quel pizzico di qualità in più. Non c’è stato però il momento shock, quello per intenderci accaduto nel nono round del primo match, quando Fury aveva inscenato un balletto macabro sul ring nel tentativo disperato di non andare al tappeto. E alla fine sono arrivati i complimenti di Zelenski: “La sua vittoria dimostra che gli ucraini non abbandoneranno mai ciò che appartiene loro. Oleksandr dimostra che non rinunceremo mai a ciò che ci appartiene”.

(afp)

La velocità di Fury, l’efficacia di Usyk

Match meno bello del primo, ma tutto sommato simile nello svolgimento. Usyk dà sempre l’idea, almeno da quando è salito nei pesi massimi, di essere sfavorito, di pagare dazio a una taglia più da massimo leggero che da massimo. Poi però, intorno al giro di boa del match, cambia marcia e quando gli avversari si accorgono di essere finiti nella sua trappola tattica e psicologica, per loro è ormai troppo tardi.

Il ko inflitto da Itauma a McKean

Il ko inflitto da Itauma a McKean 

Il futuro di Usyk e Fury. E all’orizzonte c’è il ragazzino Itauma

La sensazione comunque è che a Riad si sia chiuso un cerchio e che presto ci potrebbe essere un ricambio generazionale. Usyk è ancora integro ma inizia ad avere 37 anni. Fury ne ha uno di meno, ma la seconda sconfitta contro l’ucraino potrebbe debilitarlo anche psicologicamente. Eddie Hearn, uno degli organizzatori inglesi che vanno per la maggiore, si è affrettato comunque a dire che tutta l’Inghilterra vorrebbe un derby tra Fury e Joshua. E sarebbero le ultime rendite di due galline dalle uova d’oro. Intanto all’orizzonte si affaccia il nuovo. Il potente congolese Bakole, il nostro Guido Vianello e un ragazzino di nome Moses Itauma, In molti sostengono che potrebbe diventare il più giovane campione del mondo dei pesi massimi, battendo il record di Mike Tyson. Non è detto che ci riesca, intanto però a Riad ha lasciato un bel segnale. L’australiano McKean non è un fenomeno ma neanche uno sprovveduto: ebbene il buon Moses lo ha spazzato via in un minuto e mezzo confermandosi pugile di potenza terrificante.


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