Lazio

Usare le parole giuste in modo giusto, è usare un’arma che può essere rivoluzionaria

Dare il nome giusto alle cose può essere un gesto rivoluzionario.” (Gianrico Carofiglio, scrittore)

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Come la Storia, le parole non sono mai neutre. Saper distinguere quelle che mistificano da quelle che illuminano significa difendere lo spazio comune della verità e della democrazia.

Primo Levi diceva “Abbiamo una responsabilità, finché viviamo: dobbiamo rispondere di quanto scriviamo, parola per parola, e far sì che ogni parola vada a segno”.

Ogni termine che scegliamo di scrivere deve essere accurato e portatore di significato. È un obbligo morale, perché le parole non sono semplicemente strumenti neutri, ma veicoli di idee e valori.

Possono chiarire o confondere, istruire o ingannare, costruire o distruggere e – come scriveva un altro Levi, Carlo, non solo scrittore di vaglia ma, tra le altre cose della sua vita, confinato politico antifascista, “le parole sono pietre”.

Nella società di oggi ci troviamo di fronte a esempi di manipolazione linguistica ogni giorno: in politica, nel giornalismo, nella comunicazione pubblica e perfino nella letteratura.

Gianrico Carofiglio, nel suo ultimo Lavoro in Libreria dal  7 ottobre 2025,  analizza in modo approfondito questi temi, mettendo in luce i pericoli di un uso scorretto del linguaggio.

Il mezzo attraverso il quale lo fa è il suo Saggio, “Con parole giuste, Manuale di autodifesa civile”Feltrinelli. E’ questo il libro di cui oggi vi propongo la lettura.

Attraverso riferimenti tratti dalla retorica, dalla legislazione e dalla grande letteratura, l’Autore ci guida alla scoperta delle regole che garantiscono una comunicazione onesta e trasparente.

La chiarezza del pensiero è strettamente legata alla capacità di esprimersi in modo chiaro. Un linguaggio impreciso o manipolatorio, infatti, non solo ostacola la comprensione, ma mina anche la possibilità di un confronto sincero.

Il testo di cui qui vi propongo la lettura evidenzia come ogni parola rappresenti una scelta etica, e usarla in modo responsabile diventi un dovere nei confronti di noi stessi e degli altri.

Uno degli aspetti centrali del Volume di Carofiglio è l’attenzione al rapporto tra linguaggio e democrazia. La qualità del discorso pubblico, sostiene l’Autore, determina infatti la qualità stessa della convivenza civile.

Se la comunicazione diventa opaca, aggressiva o manipolatoria, si riduce la capacità dei cittadini di esercitare il pensiero critico e di partecipare consapevolmente alla vita collettiva.

Da qui l’invito a riconoscere e contrastare le “trappole linguistiche” che si celano dietro frasi abituali, narrazioni ricorrenti e formule retoriche che sembrano innocue ma indirizzano la percezione degli eventi.

Il Libro dedica attenzione anche al ruolo della chiarezza. La chiarezza non è solo un fatto stilistico, ma un principio etico. Si scrive e si parla con precisione per rispetto verso chi ascolta, verso se stessi e verso la realtà dei fatti. L’Autore mostra come la chiarezza del linguaggio sia strettamente legata alla chiarezza del pensiero e come, al contrario, l’oscurità terminologica o l’ambiguità sintattica possano diventare strumenti per mascherare contenuti deboli o fuorvianti.

Questa edizione aggiornata arricchisce l’impianto originario con nuovi esempi e riflessioni legate al contesto più recente: dall’uso politico dei social network ai discorsi polarizzati che animano il dibattito pubblico.

In particolare, il libro mette in luce come certe forme linguistiche possano favorire la diffusione delle retoriche dell’odio e della contrapposizione, trasformando le differenze di opinione in conflitto identitario. “Con parole precise, di autodifesa civile” invita dunque ad un esercizio quotidiano di attenzione.

Ascoltare, scegliere e formulare le parole con cura. Non si tratta di un appello moralistico, ma di un invito alla consapevolezza: difendere la qualità delle parole significa difendere la possibilità stessa di dialogo, di confronto e di costruzione collettiva della verità.

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