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Usain Bolt: “Potevo correre ancora più veloce. Vi racconto la sfida in discoteca con Mickey Rourke”


L’uomo più veloce di sempre si racconta in tv da Fabio Fazio. Che lo elogia: “Dalla comparsa dell’homo sapiens sulla Terra sono vissute 110 miliardi di persone, nessuna veloce come Usain Bolt”. Si è fatto crescere un po’ di barba, ma il sorriso è identico a quando correva come un razzo. Ospite a Che tempo che fa, si esibisce un paio di volte nella sua iconica mossa, quella che faceva dopo le vittorie in pista, la saetta: “Volevo trovare un mio gesto, ma questo mi è venuto naturalmente, senza pensarci”, racconta divertito. Come tutti i grandi sportivi della storia, anche Usain è competitivo all’ennesima potenza. Tanto da ammettere che “sì, potevo fare di più, lo penso. C’era qualcosa che potevo curare meglio per andare più veloce. Ma a me interessava solo vincere e provare al mondo che ero il migliore”.

Bolt: “Sono in pensione, ma mi tengo in forma”

È ancora in forma: “Adesso sono in pensione, ma devo tenermi in forma. Non ho l’aria da pensionato? Quando ho finito di correre mi dicevano: ingrasserai. Li ho smentiti”, dice gongolante. Agonista allo stato puro. Fazio lo incorona: “Undici ori mondiali, 8 ori olimpici in 3 diverse edizioni dei Giochi. Detentore del record del mondo sui 100 e 200 metri”, e Usain annuisce sorridendo, compiaciuto. Scorrono le immagini dei suoi successi: “Mi fa sempre venire la pelle d’oca riguardarmi. Mi chiedo: sono io quello lì? Sono ricordi bellissimi. Sapere che sono riuscito a far felice tanta gente per me è meraviglioso”. Sul record sui 100 metri, 9’’58, racconta: “In quei secondi riuscivo a pensare, suddividevo la gara in più segmenti. È veloce per gli altri, lenta per me. Forse alla fine potevo spingere un pelo di più e chiudere a 9’’55”, ammette.

La sfida tra Bolt e Rourke

C’è spazio anche per i ricordi di infanzia, in Giamaica: “Crescere in campagna è stato bello, non cambierei nulla di quegli anni, mi hanno fatto diventare la persona che sono oggi. Ho iniziato a correre a 7 anni, ricordo ancora la gioia della prima gara vinta. C’era uno che andava più forte di me, un po’ più grande, si chiamava Ricardo Guedes, il suo nome non lo dimentico. Scommisi col mio coach che lo avrei battuto, in palio un lunch box. E vinsi”. Le Olimpiadi a Londra sono quelle a cui è più legato: “Lì sono stato portabandiera, e lo stadio era sempre pieno, c’era un tifo pazzesco”. Alla capitale britannica lo lega un aneddoto con Mickey Rourke. Fazio chiede: “Avete bevuto una birra insieme e poi ti ha battuto in una corsa?”. Usain replica ridendo: “No, non è vero. Eravamo in discoteca, lui voleva correre, siamo usciti per strada e ci siamo sfidati, ma non gli avrei mai permesso di vincere”.

Cosa fa oggi Bolt

E adesso, cosa piace fare all’uomo-saetta? “Niente!”, dice Bolt. “Vorrei non far niente, ma in realtà ho sempre qualcosa da fare. Ma non c’è niente di più bello di non fare niente. Sul calcio ricorda quando si è cimentato come attaccante in Australia e si produce in un siparietto con Fazio: “Conosci la Sampdoria?”, chiede il conduttore, tifoso dei blucerchiati. E Usain, candido: “No!”. Scorre una foto con Maradona (“Bellissima, in una partita è stato il mio allenatore”), racconta della sua passione per il Domino (“Ci gioco anche sei ore al giorno con gli amici”) e la sua attività come produttore musicale: “Punto al Grammy”. Vincere, sempre.


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