Usa, ecco chi paga davvero il prezzo dello shutdown
Mentre a Washington si discute di «filibuster» e «filibustieri», nei sobborghi di Phoenix i supermercati accettano solo contanti, le carte SNAP non funzionano più e milioni di americani vedono i loro buoni alimentari azzerarsi da un giorno all’altro. È il 36° giorno di shutdown federale negli Stati Uniti, iniziato il 1° ottobre 2025 e a oggi il più lungo nella storia del Paese.
Il cibo come arma
Donald Trump ha deciso di legare il destino del programma SNAP – che garantisce buoni alimentari a 42 milioni di persone – alla riapertura del governo. «Niente sussidi finché i Democratici radicali non metteranno fine allo shutdown», ha scritto su Truth Social, ignorando un ordine della Corte federale che imponeva di mantenere i fondi d’emergenza. E così, negli Stati più poveri, come Louisiana, Mississippi e Arizona, milioni di famiglie ricevono solo la metà dei benefici o restano in attesa di pagamenti congelati. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha confermato che nel fondo di emergenza restano 4,65 miliardi di dollari, appena sufficienti a coprire il 50% dei sussidi di novembre, che costano in media 9 miliardi al mese.
File alle mense e frigoriferi vuoti
Davanti alle mense di Los Angeles, Dallas e New York, intanto, le file si allungano ogni giorno. Feeding America, la più grande rete di banche alimentari del Paese, segnala un aumento del 70% delle richieste di aiuto in poche settimane. A Chicago, le mense delle chiese servono oltre un milione di pasti al giorno e in molte città i volontari si alternano giorno e notte per non lasciare nessuno a digiuno.
Scuole in emergenza
Neanche il sistema educativo viene risparmiato. Nella Navajo Nation, in Arizona, il distretto di Chinle ha sospeso tutti i programmi doposcuola e i pasti scolastici. Gravi le conseguenze, soprattutto per quei bambini che, come spiega il sovrintendente Quincy Natay, mangiano solo a scuola. Il problema, in questo caso, nasce dal blocco dell’Impact Aid, un fondo da 1,6 miliardi di dollari che sostiene le scuole costruite su territori federali o riserve indigene. A Chinle, come a Lackland in Texas e Rocky Boy in Montana, quel denaro rappresenta metà del bilancio annuale. Ora, però, è tutto fermo.
WIC e Head Start, l’infanzia dimenticata
Più di 58mila bambini in 41 Stati rischiano di restare senza assistenza a causa della sospensione dei fondi Head Start, il programma federale storico degli Stati Uniti, nato negli anni ’60 durante la “War on Poverty” di Lyndon Johnson, che serve a offrire educazione prescolare, pasti, assistenza sanitaria e supporto familiare ai bambini provenienti da famiglie a basso reddito, dai pochi mesi fino ai cinque anni. Molti centri hanno ridotto gli orari o chiuso del tutto. Anche il programma WIC, che fornisce alimenti a donne incinta e neonati, è in crisi. Stati come Virginia e Hawaii stanno utilizzando gli ultimi fondi del 2024 per evitare il collasso.
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