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Usa aprono a Stato palestinese La Ue: stop a violenze dei coloni

È una dichiarazione congiunta di Stati Uniti, Egitto, Emirati, Arabia Saudita, Indonesia, Pakistan, Giordania e Turchia a presentare in modo esplicito la creazione di uno Stato palestinese come approdo possibile del piano di pace mediato dal presidente Trump per il futuro della Striscia di Gaza e dei territori palestinesi.

La frase, che presenta l’accordo come «una via per la creazione di uno Stato palestinese» rappresenta una novità per l’amministrazione americana e viene definita da Times of Israel un notevole cambio di tono da parte di Washington. «Trump ha dichiarato pubblicamente nelle ultime settimane – scrive il quotidiano israeliano – di non aver ancora deciso se sostenere una soluzione a due Stati. Israele, da parte sua, è fortemente contraria». La notizia segue di qualche ora le dichiarazioni di Mosca su una bozza presentata all’Onu su Gaza, nella quale la Russia ribadisce «l’impegno nei confronti della visione di una soluzione a due Stati» che «vivano fianco a fianco in pace» e in questo contesto «sottolinea l’importanza dell’unità e dell’integrità territoriale della Striscia di Gaza e della Cisgiordania sotto l’Autorità palestinese».

Continuano intanto gli sforzi americani per portare avanti le fasi dell’accordo. Come riportato dal New York Times, l’inviato speciale Steve Witkoff starebbe pianificando un incontro con il capo negoziatore di Hamas.

Dopo le ripetute violenze subite dai palestinesi in Cisgiordania, il giorno in cui i fedeli tornano a pregare nella moschea di Deir Istiya recentemente attaccata, è l’Unione europea a chiedere a Israele un intervento urgente per prevenire le violenze e punire i responsabili. Nel corso del briefing quotidiano con la stampa, Anouar El Anouni, portavoce del Servizio per l’azione esterna Ue, ha lanciato un messaggio chiaro sugli interventi necessari: «La costruzione di insediamenti, inclusa l’approvazione del piano di insediamento E1, la violenza dei coloni, le demolizioni, i trasferimenti forzati, gli sfratti e le confische di case palestinesi devono cessare». Ma il team dell’Alta rappresentante Kaja Kallas sta lavorando anche a un progetto concreto nei territori. Nell’ambito del piano di pace mediato da Donald Trump, l’Ue sta valutando la possibilità «di assumere la guida dell’addestramento delle forze di sicurezza palestinesi a Gaza, fornendo formazione e assistenza diretta a circa 3mila agenti retribuiti dall’Autorità nazionale palestinese, con l’obiettivo di creare un corpo complessivo di 13mila unità» spiegano i funzionari europei. Interventi che puntano a rafforzare la fragile tregua raggiunta a ottobre, ma quotidianamente violata. Nell’ottica di una forza di stabilizzazione internazionale si è mossa anche l’Indonesia. Ieri il ministro della difesa ha dichiarato che il presidente indonesiano ha ordinato alle Forze armate di preparare 20mila soldati da dispiegare nell’enclave.

Sul fronte dei territori occupati della Cisgiordania e Gerusalemme Est, sono le Nazioni Unite a fare il drammatico bilancio. In poco più di due anni i coloni israeliani hanno ucciso almeno 1.017 palestinesi e nello scorso ottobre hanno compiuto più di 260 attacchi, rendendolo il mese che ha registrato più violenze di qualsiasi altro dal 2006.


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