Usa, approvato il bilancio federale: Trump evita lo shutdown

Il Trump budget
Diversi giorni fa la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato una proposta di legge di bilancio volta a finanziare l’attività delle agenzie federali sino al 30 settembre 2025. Il documento prevede un incremento della spesa per la difesa pari a 6 miliardi di di dollari, tagliando al contempo i fondi per tutti i programmi non relativi alla difesa di un ammontare pari a 13 miliardi di dollari. La proposta presenta tuttavia una rilevante caratteristica, passibile di mutare gli equilibri di potere esistenti negli Stati Uniti. Essa prevede infatti l’allocazione di 1.7 trilioni di dollari di spesa discrezionale. Nel bilancio federale americano si definisce spesa discrezionale l’ammontare delle risorse impostate sui limiti di budget stabiliti dal Cogresso. Tale spesa risulta essere volta a finanziare voci di bilancio non obbligatorie, al contrario della spesa obbligatoria, la quale mira a finanziare programmi sociali il cui finanziamento è obbligatorio e determinato dal numero di beneficiari idonei. Le leggi di bilancio contengono al loro interno delle direttive specifiche sui finanziamenti dei programmi chiave, ma in questo caso, centinaia di queste direttive vengono meno in base alla proposta. Ciò garantisce pertanto alla Presidenza un’ampia discrezionalità nel rimodellare le priorità di spesa. Rosa DeLauro, rappresentate democratica del Connecticut ha definito la proposta di legge come “un assegno” in bianco per Trump e Elon Musk
Tra l’incudine e il martello
A seguito del voto il partito dell’Asinello si è trovato sin da subito in una difficile posizione. Lo Speaker repubblicano della Cmera Mike Johnson, forte del successo ottenuto, ha infatti immediatamente sfidato i democratici a votare contro la legge di bilancio, scaricando su di essi tutte le responsabilità per un eventuale shutdown. Negli Stati Uniti la mancata approvazione di una legge di bilancio determina il blocco delle attività amministrative, a seguito del quale tutti i dipendenti inquadrati in attività e agenzie considerati non essenziali vengono posti in congedo non retribuito. Ciò avrebbe potenzialmente conferito a Elon Musk, capo del Dipartimento dell’Efficienza Governativa un grande margine di manovra per licenziare migliaia di dipendenti federali e chiudere numerose agenzie. Secondo fonti di Wired lo stesso Musk avrebbe privatamente sperato in uno shutdown al fine di portare avanti la sua agenda di riduzione delle dimensioni del governo federale. In virtù di ciò, il leader della minoranza democratica al Senat Chuck Schumer ha annunciato il proprio sostegno alla proposta di budget repubblicana al fine di prevenire le conseguenze di un blocco delle attività amministrative. A dispetto delle forti proteste all’interno del partito, un totale di dieci Senatori democratici ha votato assieme ai repubblicani per favorire l’ avanzamento della legge.
Vincitori e vinti
Il primo mandato del Tycoon era stato segnato da un generale insuccesso da parte di quest’ultimo nell’implementare la propria agenda legislativa. L’approvazione della presente legge di bilancio rappresenta pertanto un grande successo per il Presidente Trump, il quale avrà una grande libertà per rivedere le priorità di spesa a livello federale. Al contempo, la legge di bilancio risulta in linea con la volontà del Tycoon di rafforzare i poteri della Presidenza, in linea con i propositi dell’Agenda 47. Altra figura ad uscire fortemente rafforzats è lo Speaker della Camera Mike Johnson, in grado di far passare la legge nonostante il ristretto margine del GOP alla camera bassa. Il principale sconfitto risulta certamente essere il elder dei democratici al Senato Schumer, la cui autorità potrebbe essere stata compromessa in modo fatale.
Il grande successo dei repubblicani nasconde però una profonda problematica, la sempre più evidente asimmetria tra le priorità del Presidente Trump e di Elon Musk. Mentre la Presidenza si è infatti prodigata affinché si evitasse uno shutdown, l’uomo più ricco del mondo ha sperato in un blocco delle attività amministrative al fine di favorire la propria agenda. Ciò va ad incrociarsi con il recente scontro tra Musk e il Segretario di Stato Marco Rubio, relativo alla gestione da parte di quest’ultimo del personale del Dipartimento di Stato.
Al contempo, il Presidente Trump ha recentemente indicato come saranno i vertici delle varie agenzie ad avere l’ultima parola sui tagli al personale e non il miliardario sudafricano. L’ingombrante presenza dell’uomo più ricco del mondo all’interno dell’Amministrazione presidenziale potrebbe progressivamente determinare l’insorgere di controversie e divisioni al suo interno.
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