Upcycling: come organizzare un evento, riciclando quello che si ha
Erano l’emblema di un modello di consumo, anche culturale, basato sull’usa e getta. Oggi stanno diventando una delle sfide più stimolanti per la creatività sostenibile. I cosiddetti «grandi eventi» (festival, convegni, week della moda o del design, come quella da poco conclusa) si basano su una premessa che suona l’opposto di un approccio ecologico. Creare scenografie ad effetto, in grado di coinvolgere molte persone per una durata di tempo limitata. Sul piano della sostenibilità questo equivaleva, fino a poco fa, a una vera e propria débâcle: progetti con data di scadenza degna della confezione di un cibo fresco producevano enormi quantità di scarti, che per essere smaltite impiegavano viceversa moltissimo.
Finalmente oggi sta iniziando a passare il messaggio opposto: per scardinare quel paradosso bisogna giocare sul suo terreno, la creatività. La nuova sfida è riuscire a proporre contenuti stimolanti e scenografie innovative partendo da prodotti di recupero, e trasformando quella che prima era una data di scadenza in una data di ulteriore trasformazione. È questo è appunto il principio su cui Vanity Fair ha progettato l’intero Giardino delle Idee durante l’ultima Design week. Più concretamente: il 60% dei materiali per l’evento ai Chiostri di Sant’Eustorgio era frutto dell’upcycling di quelli utilizzati nell’edizione dello scorso anno. E quando l’allestimento è stato smantellato, solo il 10% degli elementi ha preso la strada dello smaltimento: il resto è stato stoccato per un riutilizzo futuro.
Eppure, chiarisce subito Marcello Morena, founder e direttore creativo di Milestone Production che ha realizzato entrambe le edizioni della manifestazione di Vanity Fair, l’allestimento 2025 era molto diverso da quello precedente. «Abbiamo cambiato completamente concetto e forma, attraverso una lavorazione minima. Che è proprio ciò che distingue l’upcycling dal semplice riciclo, ed è anche la grande e più attuale scommessa: riutilizzare vecchi oggetti per crearne di nuovi, che abbiano un maggior valore. Trasformare cioè un potenziale rifiuto in un’opera d’arte, attraverso il minor numero di passaggi possibile». Lo switch, prosegue Morena, lo fa appunto la creatività, che a sua volta negli ultimi anni è guidata da un rispetto crescente per la materia in sé. In questo modo si possono conciliare interessi di diverso tipo, a vantaggio di tutti.
«C’è naturalmente un discorso di consapevolezza e di riduzione dell’impatto ambientale, che è al primo posto ed è un tema su cui anche i marchi del lusso stanno affrontando una forte pressione da parte del mercato. Poi c’è un discorso di riduzione immediata della spesa che le aziende devono sostenere. Come Milestone abbiamo iniziato da tempo a inserire, nei preventivi per gli eventi temporanei, i costi di smaltimento. Molti interlocutori all’inizio restano interdetti, ma lo smaltimento ha anche un costo economico, ed esplicitarne la voce nel preventivo (invece di includerla semplicemente nel totale) aiuta a rendere più percepibile il problema del costo ambientale». Infine, aggiunge mentre nel tono della voce aumenta percepibilmente il coefficiente di entusiasmo, perché si tocca l’aspetto più stimolante dal punto di vista creativo, «Ci sono quelli che io chiamo i “tesori inutilizzati” che giacciono, spesso, nei magazzini: materiali d’archivio, componenti o resti di produzione che, messi in mano a esperti della creatività, possono valorizzare la comunicazione di un’azienda. Dico sempre che le imprese dovrebbero aprire i forzieri e comprendere che con l’upcycling la loro storia e il loro lavoro possono essere raccontati in modo molto più originale».
Le strade allora diventano tante: dalla riduzione costante dei rifiuti al termine dell’allestimento (Milestone è passata dal 75% del 2000 al 20% degli eventi che organizza oggi, tra l’altro utilizzando le moquette ei tessuti per successivi imballaggi), alla scelta strategica dei materiali. A cominciare dalla sostituzione progressiva della plastica a favore di legno e metallo. Spiega sempre Marcello Morena: «Questi ultimi si prestano benissimo a essere riadattati attraverso design inediti. Tra le creazioni che abbiamo portato come esempio di upcycling al Giardino delle Idee, e che sono piaciute moltissimo, potrei citare le lampade costruite con diversi tipi di reti metalliche di recupero, e trasformarle in «filtri di luce». O le bombole di elio vuoto divenute base per comodini. E ancora le cisterne del gasolio, sezionate e utilizzate come struttura portante di scaffalature che reggevano mensole in legno, anch’esso di recupero. E abbiamo anche trasformato una sfera d’acciaio di rimanenza industriale in un portaposate a forma di sole, perfetta per i buffet». Il messaggio insomma è chiaro: agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile si può, e si deve, arrivare anche attraverso gli eventi con una scadenza molto (ma molto) più ravvicinata dell’Agenda 2030.
Source link