uno studio rivela i pericoli delle lampade abbronzanti
14.12.2025 – 8.30 – È noto ormai da tempo che l’uso delle lampade abbronzanti sia deleterio per la nostra pelle: infatti, l’abbronzatura artificiale provoca un aumento di quasi tre volte del rischio di melanoma. A confermarlo è un nuovo studio, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Science Advances: per la prima volta, gli scienziati della Northwestern Medicine e dell’Università della California hanno dimostrato come questi dispositivi causino danni al Dna legati al più letale tumore cutaneo su quasi tutta la superficie della pelle. “Abbiamo scoperto che gli utilizzatori di lettini abbronzanti tra i 30 e i 40 anni presentavano addirittura più mutazioni rispetto alle persone tra i 70 e gli 80 anni”, dichiara Bishal Tandukar della Ucsf, che ha condotto la ricerca assieme a Pedram Gerami della Northwestern Medicine. Analizzando e confrontando le cartelle cliniche di oltre 32mila pazienti, i ricercatori hanno dunque scoperto che i frequentatori dei solarium presentavano, a livello del Dna racchiuso nelle cellule cutanee, quasi il doppio delle mutazioni cancerose.
Nel corso degli ultimi anni, diversi studi avevano rilevato la pericolosità delle lampade abbronzanti, riconosciute già dal 2009 come “sostanze cancerogene di classe uno” (assieme a fumo, amianto e arsenico) dall’Organizzazione mondiale della sanità. In Italia, l’uso di lettini solari è perciò vietato dal 2011 a minorenni e donne incinte. Il melanoma costituisce infatti uno dei principali tumori che insorgono in giovane età, oltre ad essere il terzo tumore più diffuso tra i cittadini italiani under 50. Negli ultimi 20 anni, l’ incidenza del melanoma è passata da 6mila casi nel 2004 ai quasi 13mila nel 2024, con un picco di decessi attribuiti a questa patologia registrato nella città di Trieste (10 per 100mila abitanti). In effetti, nelle Regioni italiane settentrionali la mortalità per melanoma cutaneo è, per entrambi i sessi, circa il doppio di quella registrata nelle Regioni meridionali. “Nel caso dei tumori della pelle, la principale causa di danno al DNA è l’esposizione ai raggi ultravioletti contenuti principalmente nella luce solare e nelle lampade abbronzanti” spiega Mario Santinami, responsabile della Struttura melanomi e tumori oculari all’Istituto Nazionale Tumori di Milano. “L’entità del danno è condizionata da molti fattori: il tipo di pelle (rischia di più chi appartiene al fototipo cutaneo chiaro, ma anche chi presenta numerosi nei) , l’intensità del sole e il luogo in cui ci si trova”. Anche le scottature, purtroppo ricorrenti in spiaggia o sulla neve e spesso sottovalutate, possono favorire la formazione di una neoplasia.
“Bisognerebbe prevedere campagne d’informazione, rivolte soprattutto ai giovani, che spieghino i pericoli legati ai lettini abbronzanti e fare in modo che sulle apparecchiature sia messa un’avvertenza, come accade per i pacchetti di sigarette” ha commentato Pedram Gerami, professore di ricerca sul cancro della pelle presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University. Le buone pratiche per la prevenzione riguardano in particolare il monitoraggio dei nei, oltre all’attenta osservazione di ogni eventuale cambiamento che interessi la superficie della pelle. “Il metodo più semplice è quello noto, in tutto il mondo, come ABCDE, uno schema in cinque punti molto semplice: A sta per asimmetria, B per bordi, C per colore, D per diametro ed E per evoluzione. Se un neo cambia in uno di questi aspetti è meglio non temporeggiare e andare dallo specialista.” conclude Gerami. Lo strumento chiave per sconfiggere in tempo il melanoma è dunque lo screening per la diagnosi precoce: questo tumore, se identificato in fase iniziale, ha una probabilità di guarigione superiore al 90%. Proteggersi da eventuali fattori di rischio, individuare i nei sospetti e intervenire sulle lesioni insolite appena si presentano è una serie di piccole accortezze che possono salvare una vita.
[b.m.]



