Uno a Marassi, l’altro a Chiavari: primi giorni in carcere per i fratelli Scalamandré, che sperano di poter scontare la pena insieme

Genova. Uno nel carcere di Marassi, l’altro nella casa di reclusione di Chiavari: i due fratelli Alessio e Simone Scalamandré, in tutti questi anni uniti nella dolorosa vicenda che ne li ha portati prima a commettere un parricidio e poi alla condanna diventata definitiva, ora si ritrovano per la prima volta separati nello scontare la pena.
Alessio, che dal giorno dell’omicidio del padre Pasquale – che aveva confessato chiamando la polizia – era sempre rimasto ai domiciliari, è stato portato nel carcere di Marassi dopo che la sentenza di condanna a 12 anni di reclusione è diventata definitiva.
Non c’era altra scelta perché la polizia giudiziaria incaricata di eseguire la misura ha l’obbligo di portare il detenuto nella struttura carceraria più vicina. Per queste prime settimane è stato collocato nel centro clinico, sotto osservazione, per supportarlo nell’impatto con un carcere problematico come quello genovese. Ma a breve sarà trasferito nella sezione destinata a chi deve scontare condanne definitive. Alessio ha ricevuto subito la visita del suo avvocato Luca Rinaldi che ha già presentato l’istanza di “liberazione anticipata”. Si tratta di ottenere il via libera allo scomputo dalla pena del tempo trascorso ai domiciliari, dove Alessio è rimasto per oltre 5 anni. Tra quel tempo e la ‘buona condotta’ – visto che il ragazzo non è mai uscito di casa in tutto quel periodo e le relazioni durante i controlli periodici sono molto positive’ Alessio sarebbe già nei termini per poter chiedere la semilibertà e tramite i legali e famiglia ha già un lavoro che lo aspetta in un’associazione di volontariato. Ma per arrivare concretamente ad avere il via libera per poter uscire dal carcere di giorno per tornarci la sera ci potrebbero volere molti mesi. Per questo Alessio vorrebbe nel frattempo vorrebbe poter scontare la pena nella stessa cella o almeno nello stesso carcere del fratello Simone, che si trova invece nel carcere di Chiavari.
Simone, infatti, grazie al consiglio dei suoi legali (l’avvocata Nadia Calafato e l’avvocato Riccardo Lamonaca) si è costituito nella casa di reclusione del Levante non appena dalla Corte d’appello di Milano è arrivato l’ordine di esecuzione. Una scelta oculata che gli consente di scontare la pena in un carcere certamente più a misura d’uomo rispetto a quello di Marassi. Essendo una ‘casa di reclusione’, a differenza della casa circondariale di Marassi, Chiavari è destinata infatti solo ai detenuti con condanne definitive e non ha gli stessi problemi di sovraffollamento. Per questo offre molte più opportunità di formazione, sport e attività per il reinserimento. “Simone si è iscritto al corso di laurea in Economia – racconta l’avvocata Calafato – perché vuole utilizzare questo periodo di condanna per laurearsi visto che è diplomato. E’ sereno e consapevole, ma vorrebbe poter scontare la pena con il fratello visto che sono rimasti molto uniti nella vicenda dolorosa che hanno affrontato sempre insieme e hanno un legame molto forte”.
E’ probabile che gli avvocati di Alessio, in attesa di avere la possibilità di chiedere la semilibertà, presentino istanza di trasferimento nel carcere di Chiavari anche se anche in questo caso le procedure burocratiche sono piuttosto lunghe.




