Università di Torino, l’ultimo anno del Rettore tra precarietà, proteste e numeri in crescita – Torino Oggi
L’ultimo giro di boa per Stefano Geuna alla guida dell’Università di Torino: lunedì ci sarà l’inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025, l’ultimo per il rettore prima del cambio di testimone. Il medico torinese si dice soddisfatto di questi cinque anni, mentre snocciola i numeri che evidenziano la crescita dell’ateneo nonostante i primi anni segnati dal lockdown.
Gioca d’anticipo, Geuna, e come prima cosa riporta l’aumento delle assunzioni. Lunedì, infatti, durante la cerimonia di inaugurazione è prevista una protesta da parte dei docenti precari, che dallo scorso autunno stanno protestando contro la riforma Bernini. L’accusa è di creare nuove figure precarie e di tagliare i fondi per i ricercatori, e il rettore specifica che l’università ha fatto il possibile e aumentato le assunzioni sia di docenti che di personale tecnico-amministrativo. “Usando tutte le possibilità che ci sono state date – spiega – il 60% dei quasi 2500 docenti di Unito sono o neo assunti o neo promossi, parliamo di 1440 docenti. Quando si vuole contrastare il precariato l’unico strumento è garantire possibilità occupazionali”.
“È un aumento del 19% dal 2022 – aggiunge il direttore generale Andrea Silvestri – e il personale tecnico amministrativo è cresciuto del 18%. Uno di loro ogni 5 è nuovo nell’Ateneo”.
Gli altri temi caldi dell’ultimo anno sono stati i casi di molestie e le proteste degli studenti che chiedevano lo stop agli accordi per Israele, proteste che avevano portato anche a una lunga occupazione di Palazzo Nuovo e del dipartimento di fisica. Geuna rivendica la capacità di dialogo dell’Università con i suoi studenti e il modo in cui sono stati gestiti i momenti di tensione, che giudica inevitabili in questo momento storico.
“Siamo a un tavolo per la scrittura di un codice di comportamento – spiega -, c’è un gruppo che sta lavorando per questo e abbiamo attivato percorsi formativi e l’apertura di 4 centri antiviolenza: rivendico di avere messo in campo queste misure come presidente del Senato Accademico. Senza momenti di dialogo sarebbe potuto andare peggio, nei momenti di conflittualità forte la strada del dialogo penso che abbia pagato. Siamo in un mondo dove ci sono grandi conflittualità ma credo che il dialogo sia stata la strada. È stato il dialogo con le studentesse e gli studenti che ci ha portato a prendere certe decisioni”.
La governance di Ateneo è soddisfatta dei numeri prodotti dal 2019 a oggi, che evidenziano una crescita sia del numero degli studenti che una solidità di bilancio, nonostante la sentenza che ha costretto l’università a restituire un terzo delle quote di iscrizione del 2018 agli studenti e i tagli del 2024. “Il colpo c’è stato, anche per la contemporaneità all’aumento dei costi dell’energia e delle materie, ma è stato assorbito. Per il bilancio del 2025 siamo stati prudenti e abbiamo calcolato un’ulteriore diminuzione dei fondi governativi quando nella finanziaria dovrebbe esserci un aumento che farebbe tornare i finanziamenti al livello del 2023”.
L’aspetto su cui sembra più soddisfatto il rettore Geuna è lo slancio internazionale ed europeo che sta subendo l’università. Gli studenti stranieri sono più che raddoppiati, passando al 6,7% del totale. Ad aumentare anche gli iscritti in generale – da 75 mila a 83 mila nell’ultimo anno -, soprattutto nei poli universitari di Cuneo, Asti e del Piemonte Orientale. I corsi di studio sono aumentati di 13, passando ad essere 168. Raddoppiati anche i dottorati di ricerca e aumentati del 50% i percorsi post laurea. Il portafogli sta bene, passando da 501 milioni a 627 milioni di euro in cinque anni, per in aumento del 25%. Il patrimonio attivo è invece cresciuto da 1 miliardo e 50 milioni di euro nel 2019 a quasi 1 miliardo e 700 milioni, con l’obiettivo di superare i 2 miliardi entro i prossimi cinque anni.
Non benissimo il rapporto tra docenti e studenti rispetto agli altri nega atenei italiani, cioè quelli con più di 40 mila iscritti. A Torino il rapporto è di un docente ogni 33 studenti, in miglioramento rispetto al 2019 quando i docenti erano uno ogni 37, nonostante l’aumento totale di studenti. La media nazionale era però di 1 ogni 29.
Infine, a migliorare è stato il divario tra i generi tra i professori ordinari. La presenza di figure femminili è aumentata dal 29 al 36%, con l’obiettivo di arrivare a 40 grazie ai maggiori pensionamenti di professori di genere maschile e maggiori assunzioni di donne.