Unicorni: perché il film su un bambino che vuole vestirsi da femmina è necessario
Ci sono film che entrano sottopelle molto più di quanto potremmo pensare, e Unicorni, il film diretto da Michela Andreozzi che ha aperto l’ultima edizione del Festival di Giffoni, è uno di questi perché è riuscito a toccare le corde giuste al momento giusto. La storia ruota attorno a due genitori, interpretati brillantemente da Edoardo Pesce e Valentina Lodovini, divisi su cosa fare quando il figlio (l’esordiente Daniele Scardini) manifesta il desiderio di vestirsi da femmina: meglio assecondarlo e lasciare che sia felice oppure proteggerlo dallo sguardo giudicante degli altri, in modo particolare da quello degli altri bambini? La prima condizione imposta da mamma e papà è che Blu – questo è il suo nome -, cui è stato già accordato il permesso di farsi crescere i capelli, si metta i vestitini lunghi e le gonne solo a casa, ma quando a scuola arriva l’opportunità di prendere parte a uno spettacolo teatrale e Blu dice a tutti di volersi vestire da Sirenetta iniziano i problemi.
Da una parte c’è la madre che cerca di venire incontro alle esigenze del figlio sperando di tenergli la mano durante questo delicato percorso alla scoperta di sé stesso e dall’altra c’è il padre che inizia a chiedersi perché Blu abbia preso quella strada e se, per caso, non c’entri lui, la sua avversione per il calcio e il suo essere stato sempre aperto e comprensivo nei confronti di qualsiasi tipo di diversità. Unicorni affronta il tema con grande profondità e grande dolore, senza lasciare niente per scontato ma, anzi, avvicinando lo spettatore a una sensibilità nuova capace di farci capire che i figli, indipendentemente dal fatto di essere maschi o femmine, sono sempre unici e, per questo, meritano di essere loro stessi. È una lezione semplice nella sua banalità ma che, specialmente oggi, sembra più necessaria che mai considerando che non troppi giorni fa il figlio dell’attaccante della Lazio Pedro Rodriguez è stato insultato su Instagram perché il giorno del suo compleanno aveva addosso una coroncina e un vestitino con le bretelle.
Il papà, calciatore professionista e per questo simbolo – specie in Italia – della massima espressione di virilità e testosterone che ci sia, ha scelto di limitare i commenti e di non cancellare lo scatto. Forse Rodriguez, postando la foto, sapeva a cosa sarebbe andato incontro, e forse lo ha fatto proprio per questo: perché il giudizio degli altri rischia di schiacciarci limitando le nostre scelte e i nostri pensieri ma, alla fine, l’unica cosa che conta davvero è dimostrare amore e vicinanza ai bambini che iniziano pian piano a scoprire quale posto del mondo vorranno ricoprire. Un posto che Unicorni mostra con grande sensibilità e rispetto, a dimostrazione di come la capacità di affrontare un tema così delicato possa sempre fare la differenza tanto nei genitori unicorni direttamente coinvolti in episodi di questo tipo quanto in chiunque capisca che il benessere e la serenità di un figlio non avrà mai prezzo.
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