UNICEF lancia l’allarme: 6 milioni di bambini rischiano di perdere l’accesso all’istruzione entro il 2026

L’UNICEF ha pubblicato una nuova analisi che evidenzia una crisi educativa globale senza precedenti. I tagli ai finanziamenti destinati all’istruzione mondiale potrebbero lasciare circa 6 milioni di bambini senza accesso alla scuola entro la fine del 2026. La situazione si presenta particolarmente grave nei contesti umanitari, dove un terzo di questi minori si trova già in condizioni di estrema vulnerabilità.
Gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo (ODA) per l’istruzione subiranno una diminuzione di 3,2 miliardi di dollari, rappresentando un calo del 24% rispetto al 2023. Quasi l’80% di questi tagli è attribuibile a soli tre Governi donatori, una concentrazione che amplifica l’impatto negativo sui sistemi educativi mondiali. Catherine Russell, Direttrice generale dell’UNICEF, ha sottolineato come “ogni dollaro tagliato all’istruzione non è solo una decisione di bilancio, ma mette a rischio il futuro di un bambino”.
I settori più colpiti dalla riduzione dei fondi
L’istruzione primaria rappresenta l’ambito più duramente colpito dai tagli, con una riduzione dei finanziamenti pari a 856 milioni di dollari (34% in meno). Questa diminuzione comporterà una perdita potenziale di 164 miliardi di dollari in guadagni lifetime per i bambini interessati, aggravando ulteriormente la crisi dell’apprendimento che affligge i paesi a basso e medio-basso reddito.
I programmi di alimentazione scolastica subiranno tagli del 57%, equivalenti a 190 milioni di dollari. Per milioni di studenti, questi programmi rappresentano l’unico pasto nutriente della giornata, e la loro riduzione comprometterà sia la salute che l’apprendimento dei minori. Analogamente, il sostegno all’istruzione delle ragazze registrerà una diminuzione del 28% (123 milioni di dollari), mettendo a rischio i progressi raggiunti nella parità di genere educativa.
L’istruzione in contesti di emergenza affronterà tagli per 745 milioni di dollari (24% in meno). Paesi come Repubblica Centrafricana, Haiti, Somalia e Stato di Palestina potrebbero perdere aiuti equivalenti a oltre il 10% dei loro bilanci pubblici destinati all’istruzione. Nel caso specifico della risposta ai rifugiati rohingya, 350.000 bambini rischiano di perdere definitivamente l’accesso all’istruzione di base.
Le regioni più vulnerabili e le conseguenze sistemiche
L’Africa occidentale e centrale subiranno l’impatto più severo, con 1,9 milioni di bambini a rischio di perdere l’istruzione, mentre il Medio Oriente e Nord Africa potrebbero registrare un aumento di 1,4 milioni di minori non scolarizzati. La Costa d’Avorio e il Mali emergono come i paesi più a rischio, con possibili cali delle iscrizioni del 4%, corrispondenti rispettivamente a 340.000 e 180.000 studenti.
I tagli al rafforzamento dei sistemi educativi, pari a 500 milioni di dollari (20% in meno), comprometteranno la capacità dei governi di elaborare politiche basate su dati concreti e di sostenere adeguatamente lo sviluppo degli insegnanti. Circa 290 milioni di studenti in tutte le regioni dovranno affrontare un deterioramento della qualità dell’istruzione, anche continuando a frequentare la scuola.
L’UNICEF ha formulato cinque raccomandazioni urgenti per fronteggiare questa emergenza: ribilanciare gli aiuti destinando almeno il 50% ai paesi meno sviluppati, salvaguardare i finanziamenti umanitari attraverso allocazioni dedicate, concentrare l’assistenza sull’istruzione della prima infanzia e primaria, semplificare l’architettura finanziaria globale in linea con l’iniziativa UN80, e sviluppare finanziamenti innovativi senza sostituire i fondi di base. Come ha concluso Russell: “I paesi ottengono risultati migliori quando i loro bambini sono istruiti e in buona salute, e questo contribuisce a un mondo più stabile e prospero”.
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