Basilicata

UNICAL VOICE – Non possiamo più far finta di non vedere

Tra guerre, sparatorie e odio, troppi bambini e famiglie non avranno un altro Natale. Il silenzio ci rende complici.


Mentre l’estate si chiude dietro le sue ultime luci, mentre le spiagge si svuotano e le città riprendono il ritmo dei giorni comuni, non posso non pensare a chi questa nuova stagione non la vedrà mai.

A chi spera ancora in un mondo migliore: non smettete. Non lasciate che l’indifferenza diventi abitudine. Ogni piccolo gesto di pace, ogni parola che educa al rispetto, ogni scelta che preferisce la vita alla violenza è un mattone in più per costruire un futuro diverso. Forse non basta a cambiare il mondo intero, ma basta a cambiare il mondo di qualcuno.

A chi non ce l’ha fatta: bambini che non torneranno a scuola, che non abbracceranno più i propri genitori, che non spegneranno altre candeline. In Palestina, tra le macerie, ci sono bambini che non apriranno più gli occhi. Ragazzi e ragazze, a Minneapolis, caduti tra i banchi di una chiesa diventata cimitero Famiglie sradicate dalle bombe, dalla follia di chi confonde il potere con il diritto di togliere la vita. La vostra assenza è un grido che non può essere zittito. E se anche non conosceremo mai i vostri nomi, sappiate che siete lo specchio in cui dovremmo guardare il nostro fallimento. Perdonateci per la nostra indifferenza, per la nostra incapacità di difendervi, per il nostro silenzio assordante. Avreste meritato vita, futuro, carezze. Avete trovato solo guerra, spari, odio. La vostra assenza pesa come una colpa sulle nostre spalle.

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A CHI RESTA E A CHI NON C’È PIÙ

E a chi si gira dall’altra parte: non illudetevi. Non basta chiudere un telefono perché il dolore resti “altrove”. Non basta ignorare un notiziario per credere che il male si dissolva. Ogni volta che scegliete l’indifferenza, lo rendete più forte. Ogni volta che vi dite “non tocca a me”, gli consegnate un’altra vittoria.

Siamo alla fine dell’estate, e molti non avranno il privilegio di vedere un altro Natale, di iniziare un nuovo anno, di condividere ancora una festa con chi amano. Noi sì. E proprio per questo abbiamo una responsabilità.

Michael Jackson lo cantava in “Man in the Mirror”: «If you wanna make the world a better place, take a look at yourself and then make a change». È dentro di noi che deve nascere la rivoluzione. Non nei palazzi, non nei discorsi ufficiali, ma nello specchio che ogni mattina ci rimanda il nostro volto. Il mondo non cambierà mai se continuiamo a far finta di non vedere.

Perché la vita è un dono che oggi respiriamo e domani potremmo perdere. Perché un bambino che non rivedrà l’alba poteva essere il nostro. Perché le loro grida, spezzate, chiedono di vivere ancora dentro le nostre.

Con dolore e speranza, una voce che non vuole tacere.


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