UNICAL VOICE – Dialetto, la lingua del cuore che non vuole morire: un patrimonio nazionale tra storia e futuro
Che lingua usiamo quando siamo felici, arrabbiati o nostalgici? Per milioni di italiani, la risposta non è l’italiano standard, ma il dialetto.
Lontano dall’essere una semplice variante regionale, il dialetto è un vero e proprio custode dell’identità, un mosaico linguistico che racchiude le radici profonde del nostro Paese. Il dialetto è uno scrigno di storia, con un lessico che racchiude termini unici, spesso privi di un equivalente in italiano standard. Oltre ad arricchire il vocabolario nazionale, riveste un ruolo personale e intimo: è la lingua degli affetti, che esprime il sentimento, a differenza dell’italiano che ne esprime il concetto, come osservato da Luigi Pirandello.
Tuttavia, il dialetto sta scomparendo dalle case degli italiani. In Italia, l’uso del dialetto nelle famiglie è in costante declino. Secondo i dati Istat, nel 1988 circa un terzo delle famiglie (32%) parlava prevalentemente in dialetto. Questa percentuale è scesa drasticamente al 14% nel 2015. Tale declino è stato alimentato soprattutto da un forte pregiudizio sociale che per decenni ha etichettato il dialetto come rozzo o volgare, oltre che da altri fattori storici.
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QUANDO L’ITALIANO SI FONDA AL DIALETTO CREANDO NUOVE VARIETÀ
Nonostante il calo, l’uso del dialetto non è destinato a scomparire del tutto. Un fenomeno in crescita è il cosiddetto parlato mistilingue, ovvero la fusione di italiano e dialetto all’interno della stessa frase. Questa alternanza, che nel 2015 era presente nel 32% delle famiglie (rispetto al 24,9% del 1988), suggerisce una trasformazione piuttosto che una semplice sostituzione.
I dialetti si fondono con l’italiano, arricchendo le varietà regionali con elementi fonetici, lessicali e sintattici locali. Anche la letteratura ha contribuito alla rinascita del dialetto. Autori come Andrea Camilleri e Elena Ferrante lo hanno utilizzato per dare autenticità e profondità ai loro personaggi, proseguendo una ricca tradizione che include nomi come Giovanni Verga e Pier Paolo Pasolini.
La Calabria è un esempio lampante di questa ricchezza. La sua storia di colonizzazioni e dominazioni ha dato vita a dialetti particolarmente complessi, ricchi di influenze che affondano le radici nel greco, nel latino, nell’arabo e nel francese. Ancora oggi, nel sud della regione, si conserva un substrato greco, tanto che in alcune zone si parla ancora il grecanico.
Per celebrare questo prezioso patrimonio linguistico, la città di Cosenza ospiterà la Fiera della Letteratura in dialetto e nelle lingue minori. L’evento, promosso dal comune di Cosenza e dall’associazione culturale “I Tridici canali”, si terrà dal 30 settembre al 2 ottobre 2025 presso il museo civico dei Brettii e degli Enotri. Saranno presenti oltre venti autori, dodici case editrici e dieci esperti nazionali e internazionali, tra cui i professori John Trumper, Francesco Altimari e Tullio Romita. Il programma sarà ricco e variegato, con stand espositivi, conferenze, presentazioni di libri, reading poetici, rappresentazioni teatrali e momenti musicali.
Un’occasione per ribadire che le radici linguistiche non sono recise, ma si stanno adattando a un contesto contemporaneo, e per riconoscere il valore inestimabile di un’Italia plurale e ricca.
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