Basilicata

UniCal, incontro Pedagogia dell’Antimafia con il procuratore Guarascio

A Cutro, il progetto “Pedagogia dell’Antimafia” prosegue con l’incontro tra studenti e il Procuratore Guarascio. L’iniziativa, promossa da UniCal, Comune e I.I.S. Polo, mira a sensibilizzare i giovani sulla lotta alla mafia e promuovere un cambiamento culturale.


CUTRO- Prosegue a Cutro il progetto di Pedagogia dell’Antimafia, iniziativa promossa dal Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, dal Comune e dall’I.I.S. Polo di Cutro. Dopo gli incontri con il Procuratore della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, e con Beniamino Fazio, Capo centro operativo della DIA per il distretto di Catanzaro, sarà adesso il Procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, a dialogare con gli studenti. L’appuntamento è per domani, venerdì 21 febbraio, alle ore 10:00 presso la Sala Falcone-Borsellino del Comune di Cutro.

A portare i saluti istituzionali saranno il Sindaco Antonio Ceraso, Annamaria Maltese, Dirigente scolastica dell’I.I.S. Polo, e Franca Ferraro, Prefetto di Crotone. Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia all’UniCal, introdurrà i lavori del seminario che sarà coordinato dal giornalista e scrittore, Antonio Anastasi. L’obiettivo di questa sfida educativa è la costruzione di un alfabeto trasformativo. Per essere in grado di ri-orientare nella direzione di un nuovo civismo democratico e coscienze dei più giovani. Per continuare in modo deciso il processo di cambiamento che la comunità cutrese ha intrapreso negli ultimi mesi ribellandosi al potere della ’ndrangheta.

«LO STATO SIAMO NOI» È L’ORIZZONTE ETICO-CULTURALE DELL’INCONTRO A CUTRO DI PEDAGOGIA DELL’ANTIMAFIA CON IL PROCURATORE GUARASCIO

Comune, scuola e università insieme per raccontare un’altra storia del territorio crotonese, identificata da parole generative di speranza e non di rassegnazione. «Lo Stato siamo Noi» è l’orizzonte etico-culturale di questa narrazione del riscatto che da Cutro vuole muovere per farsi modello educativo di ri-territorializzazione civile e sociale. La lotta alle mafie non può essere, come ha insegnato Paolo Borsellino, una mera azione repressiva ma un movimento culturale in grado di spezzare il puzzo del compromesso morale, della contiguità e della complicità con la cultura delle sudditanze. Non è più tempo di alibi ma di impegno condiviso e responsabile. Il Santo Padre, Francesco, sostiene giustamente che per cambiare il mondo dobbiamo cambiare l’educazione. E per farlo abbiamo la necessità di insegnare ai più giovani il valore inalienabile della libertà e della dignità.


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