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Il premier belga si rifiuta di dire “Viva il Belgio”: l’uscita del nazionalista fiammingo De Wever scatena la polemica

In Belgio il rifiuto del primo ministro nazionalista, Bart De Wever, di pronunciare la frase “Viva il Belgio” ha scatenato una polemica. Il leader della Nuova Alleanza Fiamminga (N-Va), il partito nazionalista fiammingo guidato da De Wever da quasi vent’anni, si trovava davanti ai microfoni dell’emittente Rtl in occasione delle celebrazioni per la festa nazionale del 21 luglio: “Non voglio mettermi in ridicolo. Davanti a nessuno. Rispettate le mie convinzioni politiche”, ha detto il primo ministro.

Il partito al governo e il suo leader, infatti, fino a pochi anni fa sostenevano la secessione delle Fiandre, regione dove si parla olandese, dal Belgio. L’N-Va, sotto la guida di De Wever, ha progressivamente smussato le sue posizioni più estreme, fino a diventare il partito a capo della coalizione di governo.

Sulla stessa linea del premier anche il ministro della Difesa, Theo Francken, sempre un esponente dell’N-va, che ha risposto “Viva la difesa” per poi precisare di essere “un nazionalista fiammingo”. Le reazioni dalle opposizioni non si sono fatte attendere. Il Partito socialista francofono ha definito “scandaloso” il gesto del premier: “Si rifiuta di rendere omaggio al Paese che si vanta di difendere. Il Belgio merita di meglio”. Ancora più dura la presidente del partito federalista e liberale DeFI, Sophie Rohonyi: “Definire ‘ridicolo’ un ‘Viva il Belgio’ il 21 luglio, mentre si dovrebbe servire la nazione, è l’ennesima provocazione degli odiatori dell’N-Va. Trovo ridicolo chiamarli ancora ministro e primo ministro. Non ne sono degni”, ha attaccato.


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