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undefined – Il Fatto Quotidiano

Donald Trump intende “licenziare” il governatore della Federal Reserve Jerome Powell presto. Lo scrive l’agenzia statunitense Bloomberg citando un funzionario della Casa Bianca, secondo il quale comunque il presidente non ha ancora preso una decisione definitiva. Certo è che il cerchio intorno al banchiere centrale, accusato da Trump di mantenere una politica monetaria troppo restrittiva a svantaggio della crescita economica, si sta stingendo. Powell “è sempre in ritardo. L’Europa ha tagliato i tassi dieci volte in un breve periodo. Sta facendo un lavoro terribile. È un terribile presidente della Fed”, ha ribadito Trump incontrando il principe del Bahrain.

Trump nega però di avere già una bozza della lettera per il licenziamento e precisa “Non stiamo parlando e pianificando” di farlo, un cambio ci sarà in otto mesi e “sceglieremo qualcuno che farà un grande lavoro. Non escludo nulla ma è molto improbabile, a meno che non debba lasciare per frode” sulla ristrutturazione della sede della Fed”. “Penso che Powell sia già sotto indagine”, ha quindi chiosato sibillino.

Secondo quanto riportano i media Usa, il presidente ha però discusso del licenziamento in un incontro con i deputati repubblicani del Congresso martedì sera. Lo stesso giorno il segretario al Tesoro Scott Bessent ha affermato che “Il processo formale per la scelta del prossimo governatore è iniziato”. Anna Paulina Luna, deputata repubblicana della Florida ha scritto sui social media di aver “sentito che Jerome Powell verrà licenziato! Da una fonte molto seria”. In un successivo post ha scritto: “Sono sicura al 99% che il licenziamento sarà imminente”.

Trump è critico con Powell sin dal suo primo giorno alla Casa Bianca, ritiene infatti che la Fed dovrebbe abbassare drasticamente i tassi di interesse per dare una spinta alla crescita. I dati sull’economia statunitense, per ora, rimangono però piuttosto buoni e la Fed teme che le guerre commerciali avviate dalla Casa Bianca possano causare pressioni inflazionistiche che verrebbero rafforzate con un costo del denaro ridotto. L’ultimo dato, relativo a giugno, ha mostrato un’accelerazione del carovita al 2,7% dal 2,4% di maggio, inferiore però alle attese. E, secondo la Casa Bianca, “la strada è quella giusta”.

Ma come si fa a licenziare il numero uno della banca centrale? Il mandato di Powell come governatore scade nel 2028, quello da presidente nel maggio 2026. I membri della Fed sono nominati, per 4 anni, dal presidente degli Stati Uniti con l’autorizzazione del Senato. Tuttavia la Casa Bianca, in linea di massima, non può rimuoverli prima della fine del mandato. Lo può fare solo per “giusta causa”, concetto che sinora è stato però inteso come una condotta particolarmente disdicevole, di certo non con differenze di vedute sulle scelte di politica monetaria rispetto al governo. Altrimenti verrebbe meno, di fatto, il principio dell’indipendenza della banca. Eppure non esistono però disposizioni esplicite in tal senso, né precedenti. Ecco perché il riferimento di Trump ad una presunta indagine per frode.

Percorrere questa strada porterebbe tuttavia ad uno scontro istituzionali con probabili strascichi legali. Un escamotage, comunque non risolutivo, sarebbe quello di far restare Powell nel board dei governatori ma sostituirlo nel ruolo di presidente. Nel 2026 scadrà pure il mandato di Adriana Kugler, una dei membri del board. Verosimile che Trump la sostituisca con un banchiere più incline ad una politica monetaria espansiva

Di sicuro, il fatto che il governo possa direttamente influenzare le scelte di politica monetaria, non è una condizione gradita a mercati ed investitori. L’indipendenza della Fed è “assolutamente cruciale”, ha affermato Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan, la più grande banca statunitense. Un editoriale del board del Washington Post rimarca come l’indipendenza della banca centrale sia un “asset nazionale essenziale. Donald Trump la sta erodendo” e questo potrebbe “essere negativo per il Paese e l’agenda” del presidente.


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