Toscana

Un’altra sconfitta, vecchi problemi. L’Arezzo e il salto di qualità che non arriva


REMAKE – Quella di Ascoli è una sconfitta strana, spiazzante che ci riporta indietro a vecchi difetti che sembravano finalmente cancellati. Si è rivisto l’Arezzo esangue che si era attirato fischi e critiche, lezioso, senza mordente. Male un po’ tutti con rare eccezioni. Spaesato Capello, scarsamente incisivo Chierico, solo e intristito Ravasio, a sprazzi Tavernelli. E Pattarello in una di quelle giornate in cui il pallone gli scappa sempre dai piedi. Infruttuosi i cambi, a parte Dezi che si è ritagliato uno scampolo positivo. Poca roba contro un Ascoli visibilmente contratto, specie all’inizio, colpevolmente rimesso in partita fino a sbatterci la faccia. Peccato.

COUNTDOWN PLAYOFF – La speranza era di aver abbandonato la scomoda altalena della prima parte di stagione, invece rieccoci qua: per Bucchi due sconfitte, poi tre vittorie, poi altre due sconfitte. Dev’esserci un malessere così profondo che ci vuole ancora tempo per estirparlo. Il guaio è che mancano sei giornate e poi è finito il campionato. E la lista dei rimpianti si allunga, anche se dopo 32 giornate è difficile pensare che una squadra non abbia la classifica che si merita. Il prossimo mese e mezzo scioglierà questo interogativo.

FLESSIONE – Il dato eclatante è che nel girone di ritorno l’Arezzo è visibilmente calato di rendimento. Quando tutti si aspettavano l’accelerata decisiva, la squadra ha frenato: dopo la partita contro l’Ascoli dell’andata, gli amaranto avevano 23 punti; oggi sono fermi a 17. Un -6 pesante che fotografa impietosamente lo status quo. Il difficile, al di là dei numeri, è scavare in profondità e capire perché si sia imboccata una china del genere. E’ vero che la rosa dalla metà campo in su è piena di atipici e che gli incastri per la loro collocazione non sono così agevoli, ma la qualità media, dal punto di vista tecnico, è alta. Dunque ci dev’essere dell’altro. A Bucchi l’ardua sentenza.

IL PERCORSO DI BUCCHI – E’ pur vero che quando le stagioni si complicano, poi non è scontato rimetterle in sesto. Può capitare, il calcio ha mille sfumature e nulla è escluso. Ma l’Arezzo è passato in mezzo a mesi di sofferenza, ha vissuto il cambio di allenatore, sta cercando di adeguarsi a una filosofia di gioco molto diversa rispetto a prima, con interpreti diversi in zone di campo diverse. Sotto alcuni aspetti, la squadra è ripartita dall’abc, perché gli equilibri con Guccione play, Capello intermedio, aggiunti al tridente davanti e a una linea difensiva più alta rispetto a prima, vanno ricostruiti giorno dopo giorno. Bucchi ha parlato di percorso da fare e qualche inciampo ci sta. Di sicuro però non aiuta.

MAL DI GOL – E poi c’è questa bizzarra allergia a buttare il pallone in porta che ormai, a metà marzo, non può non essere considerata congenita. L’Arezzo ha segnato 36 volte in campionato, per una media di poco superiore a un gol ogni 90 minuti. Ma il dato più emblematico è un altro: la squadra è rimasta a secco 8 volte in 32 giornate, cioè nel 25% delle partite disputate (due volte con la Vis Pesaro, poi con il Pescara, a Perugia, a Gubbio, con la Torres, con il Carpi, ad Ascoli). Per chi coltiva ambizioni, è una zavorra quasi esiziale.


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