Unabomber, cala il sipario sull’inchiesta: nessun colpevole, indagini chiuse dopo 3 anni
TRIESTE – Dopo quasi tre anni di indagini, si chiude con un nulla di fatto la nuova inchiesta sul caso Unabomber. Nessuna corrispondenza del Dna tra i reperti analizzati e gli indagati, nessuna nuova pista. L’udienza di ieri, 20 ottobre, al Tribunale di Trieste – forse l’ultima – segna di fatto la fine di un’indagine riaperta nel 2022 nella speranza di dare un volto all’attentatore che ha terrorizzato il Nordest per oltre vent’anni.
Al centro dell’udienza la superperizia genetica, 10mila pagine di analisi su 63 soggetti (11 indagati e 52 persone non iscritte nel registro). Cinque i profili genetici rilevati, ma nessun match. Gli esperti Giampietro Lago ed Elena Pilli hanno confermato: nessuno degli indagati è compatibile con il DNA trovato sui reperti.
Tra gli indagati definitivamente scagionati anche Elvo Zornitta, già al centro della prima inchiesta e poi prosciolto, il fratello Galiano, i gemelli Benedetti di Sacile, i fratelli Bulocchi di Fontanafredda, Favretto di Tarcento, Martelli di Azzano Decimo, Muzzin di Casarsa, Pilloni di Gaiarine e La Sala di Lestans, deceduto prima di conoscere l’esito dell’indagine.
Il colpo di scena
Unica novità: due profili genetici trovati sui reperti sono risultati appartenere a due agenti di polizia giudiziaria. Le difese hanno chiesto e ottenuto la desecretazione dei loro nomi: non sono sospettati, ma le loro tracce sarebbero finite inavvertitamente sui reperti già al momento del sequestro.
Le reazioni
«Zornitta ha sofferto ingiustamente per anni. Ora si volti pagina», ha dichiarato l’avvocato Maurizio Paniz. Le difese hanno criticato la durata dell’indagine, ricordando che i risultati della perizia erano noti da un anno e mezzo.
La delusione delle vittime
Assenti in aula, le vittime hanno espresso amarezza. Greta Momesso, ferita gravemente nel 2005 da una candela esplosiva a Motta di Livenza, è «molto delusa», ha detto l’avvocato Lucrezia Chermaz. «La riapertura dell’indagine aveva acceso una speranza. Oggi sembra svanita».
Ora gli atti tornano alla Procura. L’archiviazione sembra inevitabile. Dopo trent’anni, il mistero dell’Unabomber resta ancora senza risposta.