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una nuova partnership strategica tra Regno Unito e UE Il Fatto Quotidiano

Brexit 2: Regno Unito e Ue ricuciono le relazioni con un accordo che rilancia una nuova ‘partnership strategica’ tra i due lati della manica per rispondere alle incertezze e ai pericoli del contesto globale. Stessa dinamica, la bilancia che ritorna a centrotavola a Downing Street per soppesare interessi, richieste e concessioni con la Ue, e negoziati sul filo di lana siglati a notte fonda. Ma alla fine alla Lancaster House di Londra il premier britannico Keir Starmer, il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e la numero uno della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen hanno annunciano trionfali l’inizio di un nuovo capitolo, un rinnovato allineamento dinamico in settori come difesa, energia, immigrazione irregolare, commercio, agroalimentare. E anche sulla pesca, la mela della discordia che rischiava di far tramontare questa nuova era ancora prima che sorgesse.

Fuori da Lancaster House i sostenitori della Brexit infuriano, ma Starmer – che in casa si gioca la reputazione politica, in un momento in cui Nigel Farage ora a capo di Reform Uk ha sbaragliato i conservatori alle amministrative e punta dritto al premierato – cerca di dare un colpo al cerchio degli elettori “brexiteer” e uno alla botte dell’economia lenta, sbandierando i tre principi e l’ampio raggio dei vantaggi introdotti con il nuovo accordo: “Abbasserà il prezzo del cibo e dell’energia, aumenterà i posti di lavoro e renderà più sicure le frontiere“.

L’accordo che sembrava impossibile: pesca e cibo Boris Johnson, che aveva stretto gli accordi sulla pesca fino al 2026 per il rotto della cuffia, si è risparmiato le ingiurie dei pescatori britannici ora che è toccato a Starmer rinegoziare una partita che vale appena lo 0,4% del Pil ma ha una forte impatto sugli umori non solo politici dei britannici e sulle economie delle piccole comunità costiere.

Starmer ha concesso ai pescherecci europei l’accesso alle proprie acque per altri 12 anni di fila, fino al 2038, cercando di mitigare le ire dei suoi pescatori (nonché di Farage che definisce la mossa una resa a Bruxelles) e l’impatto sulle aree costiere istituendo un nuovo fondo di 360 milioni di sterline. Come contropartita UE e Uk hanno concordato il conteso accordo sanitario e fitosanitario che rimuove molti dei controlli doganali non solo sul 70% di pescato britannico che finisce in Europa ma anche sui prodotti alimentari e agricoli, dando stimolo all’esportazione di carni e crostacei britannici. E con le dogane più scorrevoli i prezzi nei supermercati scenderanno, ha detto Starmer che con lo scudo del pragmatismo cerca di pararsi anche dalle accuse della leader conservatrice Badenoch di rendere il Regno unito di nuovo prigioniero delle regole e standard alimentari imposti da Bruxelles. E se si parla di prezzi, far scendere quello dell’energia è uno degli obiettivi che Ue e Uk hanno in comune. Von der Leyen ha di fatto annunciato che la UE esplorerà la partecipazione del Regno Unito anche nel mercato energetico europeo per promuovere investimenti, sfruttare il potenziale del Mare del Nord con il fine garantire approvvigionamenti più stabili, economici ed indipendenti.

L’accordo necessario: difesa e sicurezzaDonald Trump fa pressione e l’Europa trova un fronte compatto nel settore della difesa con rinnovato impegno a rafforzare il contributo alla NATO, oltre al sostegno all’Ucraina e l’immediato cessate il fuoco. Ue e Uk hanno rafforzato la partnership su sicurezza e difesa un quadro di collaborazione che spazia dalla cybersecurity allo scambio di dati per la risposta congiunta a situazioni di crisi e emergenze. Si colma il gap nella condivisioni di dati, impronte digitali e immagini facciali di criminali, attraverso l’Europol, per rilanciare la collaborazione anche nella lotta alla criminalità, al terrorismo e alle gang di scafisti. Prossimo passo? Al summit di Londra seguiranno altri incontri bilaterali per stabilire i dettagli dell’ingresso del Regno Unito nel programma Safe, con l’accesso britannico al piano da 150 miliardi di euro destinato al riarmo e alla cooperazione industriale nel settore delle armi. Per le aziende britanniche, e i loro addetti, si apre così la strada della partecipazione a progetti di difesa finanziati dalla UE oltre che alla cooperazione nello sviluppo di tecnologie avanzate.

L’accordo che verrà – Ancora in limbo sono i giovani dai 18 ai 30 anni che dopo tante promesse e annunci ad effetto scopriranno solo in una prossima tornata di negoziazioni cosa comprende il programma sulla mobilità dei giovani, il cosiddetto Youth Experience Scheme che ancora non chiarisce numeri importanti su quanti giovani all’anno e per quanto tempo potranno arrivare a studiare o lavorare in Regno Unito. Ursula von der Leyen promette il ritorno ad un programma di scambi Erasmus + per il quale, chiarisce, al momento non ci sono dettagli ma c’è la volontà comune.

Quando si parla del numero di ingressi nel Regno Unito, per Starmer l’equilibrio politico diventa particolarmente delicato, essendo un ex sostenitore di un secondo referendum sulla Brexit che solo la settimana scorsa ha riesumato slogan conservatori del tipo “take back control” per promuovere un giro di vite severo alle regole dell’immigrazione specializzata. Punta a rendere più concilianti le relazioni con la Ue restando ferreo sui paletti della Brexit: niente ritorno all’unione doganale, né al mercato unico, né tanto meno alla libera circolazione degli individui.


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