Emilia Romagna

Un parco urbano per tutta la città

Un’area aperta, accessibile e pienamente integrata con il quartiere, capace di coniugare memoria storica e nuove funzioni urbane. È questa l’idea di progetto e la visione illustrata dalla presidente del Navile, Federica Mazzoni, e dall’assessore comunale Raffaele Laudani durante l’incontro pubblico dedicato allo studio di prefattibilità per la riqualificazione dell’ippodromo dell’Arcoveggio.

Lo studio elaborato da Nomisma e Politecnica non è ancora un progetto definitivo, ma un documento tecnico che prova a tradurre le idee emerse in un quadro economico e gestionale sostenibile.

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Incontro ippodromo 29 ottobre

Addio graduale al bingo 

Uno dei punti più delicati riguarda la dismissione del bingo, oggi ospitato all’interno dell’ippodromo. “Dal 2018, ha spiegato Mazzoni, il regolamento comunale vieta il gioco d’azzardo lecito in alcune aree sensibili. Quello dell’ippodromo sarà dismesso entro il 2026, ma con un percorso graduale per tutelare circa settanta lavoratori e lavoratrici. È una scelta che ci assumiamo con responsabilità politica, per contrastare la ludopatia e restituire all’area una funzione sociale.”

L’assessore Raffaele Laudani ha confermato che Ippo Group, gestore dell’impianto, ha già avviato la delocalizzazione e chiesto tempo “entro il 2027” per completarla. “Il gruppo ha individuato un’altra area dove spostare il bingo – ha dichiarato – e nel frattempo proporrà insieme al quartiere alcune sperimentazioni di attività sociali e culturali, coerenti con il percorso partecipativo e con la permanenza dell’attività ippica. Il nostro orientamento è di accogliere questa proposta, perché concilia la tutela dei lavoratori con l’evoluzione del progetto.”

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Un parco urbano e quattro funzioni principali

Lo studio di Nomisma e Politecnica individua quattro macrofunzioni integrate, formazione, sport e socialità, educazione e ambiente, cultura e commercio di prossimità. “L’idea, ha spiegato Laudani, è quella di fare dell’ippodromo uno spazio attraversabile e vissuto, connesso alla città. La parte centrale diventerebbe il ‘prato urbano più grande di Bologna’, un nuovo parco pubblico attorno al quale ruotano mille nuovi alberi e un anello verde pedonale.”

La zona più vicina alla Fondazione Aldini Valeriani verrebbe destinata alla formazione, con il recupero delle scuderie per attività laboratoriali e didattiche.

La parte sportiva, dove già esistono palestre e campi, potrebbe ospitare nuovi impianti e spazi aperti alla cittadinanza. Nelle tribune, invece, lo studio ipotizza la creazione di una biblioteca, aula studio e spazio espositivo, mentre l’area tra la scuola e la biblioteca del quartiere potrebbe accogliere orti, serre e una fattoria urbana.

“La vocazione ippica, ha aggiunto Mazzoni, è parte dell’identità del luogo e vogliamo preservarla, immaginando funzioni nuove legate anche al benessere e alla relazione con gli animali. È un modo per tenere viva la memoria, senza rinunciare al rinnovamento.”

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Il nodo economico e la permuta con il Demanio

L’investimento complessivo stimato supera i 40 milioni di euro, una cifra che il Comune da solo non è in grado di sostenere. Per questo l’amministrazione punta su un modello di partenariato pubblico–privato e su affidamenti di lunga durata. 

“È un progetto fattibile ma ambizioso, ha riconosciuto Laudani, che richiede risorse e soggetti interessati. Non abbiamo un progetto definitivo, ma un quadro di possibilità che ci permette di capire se e come ciò che è emerso dal percorso può diventare realtà.”

Parallelamente, il Comune sta trattando con l’Agenzia del Demanio una permuta tra la Palazzina Magnani e l’area Ex Sassi, adiacente all’ippodromo e fuori dai vincoli della Soprintendenza. “Se l’operazione andrà in porto, ha spiegato l’assessore, potremmo ampliare il perimetro dell’intervento e disporre di spazi più flessibili. È un’occasione importante, ma non ancora certa.”

Giandomenico Fortino, presidente del Circolo Pd Nilde Iotti, ha espresso soddisfazione per il percorso di riqualificazione, sottolineando la necessità di “tradurre le idee in un progetto realistico, che tenga insieme sviluppo e tutela sociale”. Ha proposto di coinvolgere maggiormente la Fondazione Aldini Valeriani per creare una scuola dedicata alle arti e ai mestieri, “capace di restituire al quartiere una funzione formativa e produttiva, legata al lavoro e alla tradizione bolognese”.

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