Un miliardo sottratto al Fisco
Una “massa ereditaria” da circa 1 miliardo di euro “non sottoposta a tassazione” e redditi “non dichiarati” per altri 248,5 milioni di euro, tutto derivante dalla posizione reddituale e patrimoniale di Marella Caracciolo. È questo il conto fatto dalla procura di Torino degli importati nascosti al Fisco, stando ai “consistenti” e “convergenti” indizi acquisiti dalla Guardia di finanza, nell’inchiesta con l’ipotesi – a vario titolo – di evasione e truffa ai danni dello Stato nei confronti di John, Lapo e Ginevra Elkann e di altre persone, tra le quali l’attuale presidente della Juventus Gianluca Ferrero, commercialista di fiducia della famiglia.
Eccolo, quindi, il quantum finale contestato dai magistrati Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti in relazione all’eredità di Marella Caracciolo, la vedova di Gianni Agnelli, quindi la nonna degli Elkann. L’inchiesta si è basata sulle “perquisizioni presso società, studi professionali e abitazioni private riconducibili agli indagati, analisi della documentazione e delle copie forensi dei dispositivi acquisiti”, sottolinea la procura di Torino in una nota a firma del procuratore Giovanni Bombardieri ricordando che a supporto della tesi ci sono anche le “audizioni di diverse persone informate sui fatti”, che hanno permesso, stando all’inchiesta, di “ricostruire come fittizia la residenza svizzera” di Marella Caracciolo.
Non solo, nello sviluppo delle indagini, la procura sostiene anche di aver avuto “riscontri” alle rogatorie internazionali rivolte alla Svizzera e al Lussemburgo. Ora la svolta, con la decisione di John Elkann di chiedere la “messa alla prova” e il versamento all’Agenzia delle Entrate di 183 milioni di euro da parte degli indagati, somma che “estingue integralmente il debito tributario, comprensivo di sanzioni ed interessi”, affermano i magistrati che hanno richiesto l’archiviazione per Ginevra e Lapo Elkann e ha dato l’ok alla richiesta di Elkann e al patteggiamento chiesto da Ferrero.
L’inchiesta aveva preso le mosse dopo un esposto presentato nel 2023 dalla madre dei fratelli Elkann, Margherita Agnelli de Pahlen che in una processo civile parallelo, in corso davanti al Tribunale di Torino, chiede di dichiarare la nullità della residenza svizzera di sua madre Marella che le avrebbe consentito di indicare nei tre nipoti Elkann, con un testamento, i suoi soli eredi legittimi: escludendo la figlia e anche gli altri cinque nipoti nati dal matrimonio di Margherita con Serge de Pahlen. Le indagini dei pm e delle Fiamme Gialle avevano portato alla contestazione di “artifizi e raggiri” che sarebbero stati messi in atto per costituire (almeno dal 2010 e sino al 23 febbraio 2019, data della sua morte) una falsa residenza svizzera di Marella: per non pagare la tassa di successione in Italia e per escludere Margherita dall’asse ereditario.
Tra i primi a commentare, non a caso, il legale della madre degli Elkann, Dario Trevisan per il quale “nella sostanza” la richiesta di Elkann e il versamento all’Erario comporterebbero “una inequivocabile ammissione di responsabilità”. Insomma: “Ne risulta confermata, tanto in sede tributaria, quanto in quella penale, la gravità delle condotte illecite poste in essere anche a danno di Margherita Agnelli, con rilevanti ripercussioni sui procedimenti civili pendenti in Italia e in Svizzera”. A suo avviso i giudici del procedimento civile di Torino “acquisiscono oggi un’ulteriore e inequivoca conferma non solo dell’esistenza del piano fraudolento ideato ed attuato ai danni di Margherita Agnelli sin da dopo la morte del padre, ma anche del fatto che Marella Caracciolo avesse la propria residenza effettiva in Italia e che la sua eredità debba essere regolata dalle leggi successorie, oltreché fiscali, italiane”.
Di segno opposto, ovviamente, la posizione di Paolo Siniscalchi, legale dei fratelli Elkann: “La richiesta di John Elkann di messa alla prova non comporta, come del resto la definizione con il Fisco, alcuna ammissione di responsabilità”, sottolinea l’avvocato evidenziato, piuttosto, come il via libera dei pubblici ministeri alla scelta del suo assistito apra “la possibilità di concludere con celerità e definitivamente una vicenda dolorosa, evitando ulteriori conseguenze sul piano personale e familiare”.
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