Un manifesto per rilanciare lo sviluppo delle Marche
Aderiamo all’invito di Buti, Casini Benvenuti e Petretto di affiancare al loro Manifesto per la reindustrializzazione della Toscana un Manifesto dedicato alle Marche. Condividiamo lo scopo di sollecitare una riflessione sul rilancio dello sviluppo regionale, a fronte del perdurante declino delle nostre regioni negli ultimi quindici anni. Dal 2009 al 2023 le regioni con Pil pro-capite superiore alla media europea sono scese da 12 a 7. Toscana e Marche sono retrocesse, dopo essere rimaste a lungo al di sopra della media europea, in linea con l’Italia. La crisi post 2007 ha evidenziato la fragilità strutturale del sistema produttivo marchigiano: meno potente in termini di capacità di produrre reddito, ma meno dirompente degli equilibri territoriali, ambientali e sociali. Infatti, gli indicatori di benessere ponevano le Marche al vertice delle regioni italiane, più in alto rispetto a quelli di reddito. Il rallentamento del Pil implica minore capacità di investire in innovazioni, ma anche su sanità, ambiente, istruzione, cultura, a danno del benessere individuale e collettivo. L’incubo della deindustrializzazione è subentrato all’orgoglio di essere la regione più manifatturiera d’Italia.
Una diagnosi realistica va impostata su due nodi centrali da sciogliere: la capacità del sistema regionale di innovare e la qualità della classe dirigente.
La Commissione europea ha reso pubblico il Ris 2025, ovvero la misura della “salute innovativa” delle regioni italiane guardando a capitale umano, investimenti in R&s, capacità delle imprese di innovare e impatti economici, rispetto alla media europea. Il fanalino di coda è rappresentato da Umbria e Marche. Entrambe classificate come «Moderate Innovator», registrano un calo significativo nell’ultimo biennio: rispettivamente -5,8% e -8,1%. Le Marche mostrano punte di eccellenza a livello internazionale nel design e nella manifattura, ma sono penalizzate da debolezze strutturali in due aree decisive per la competitività: le competenze digitali diffuse e la dotazione di specialisti Ict. Nella ricerca applicata, nella generazione di competenze e tecnologie e nel loro trasferimento alle imprese e ai lavoratori, le Marche hanno innestato la marcia indietro spendendo male le maggiori risorse a disposizione proprio sull’innovazione. Constatazione grave in un momento di grande trasformazione in cui la manifattura cambierà volto grazie alla digitalizzazione e all’industrial Ai. Una regione particolarmente isolata in termini di infrastrutture, che invecchia e non innova, rinuncia a qualsiasi possibilità di attrarre persone e investimenti.
Sul secondo nodo, il “marchingegno” alimentato dalla vitalità imprenditoriale si è inceppato con il difficile passaggio generazionale nelle imprese a conduzione familiare, con la vendita di diverse imprese e con la policrisi che ha falciato centinaia di piccoli imprenditori. Si è indebolito il ruolo centrale della classe dirigente imprenditoriale endogena. Le classi di governo istituzionale non hanno compensato il gap con una guida competente e dinamica, per far fronte alle difficoltà e all’incertezza che hanno incrinato l’ordine economico globale a trazione tecnologica e finanziaria. Così tecnologia e finanza sono tutt’oggi due debolezze dell’economia regionale, non compensabili con la crescita di attività di servizio a basso valore aggiunto, fonti di precarietà e sottoccupazione.
È emblematico il giudizio che emerge dalle analisi a più voci nel volume sul cinquantesimo anniversario della istituzione della regione (1970-2020). L’Ente Regione non può vantare il merito del decollo industriale, che l’ha preceduta. Intrappolata negli interessi campanilisti di basso cabotaggio, non ha superato lo scollamento tra gli obiettivi statutari della programmazione e l’effettiva capacità di governare la regione su basi programmatiche. I piani redatti spesso sono rimasti sulla carta, specie ad ogni cambio di legislatura. E’ mancata la cultura del cantiere aperto, che richiede conoscenza dei problemi, chiarezza degli obiettivi, monitoraggio continuo delle fasi realizzative.
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