Un campo radioelettrico per curare cefalee, depressione e i postumi dell’ictus
Può essere paragonata al laser, utilizzabile per varie patologie. In questo caso, si può applicare nel campo della neurologia, per curare cefalee ed emicranie. In quello della psichiatria, per trattare ansia e depressione ma anche anoressia e bulimia oltre ai disturbi dello spettro autistico. Nella riabilitazione avanzata è invece indicata per gli esiti di fratture, distorsioni, lesioni muscolari, postumi di ictus. Si chiama Reac, acronimo di “Radio Electric Asymmetric Conveyer”, ed è una nuova tecnologia medica che migliora l’attività elettrogena ed elettrometabolica delle cellule. Un approccio terapeutico innovativo già sperimentato in Italia da diversi atenei – si va dall’Università di Catania a quelle di Trento e di Sassari – e all’estero, in Brasile, dalle due università – federale e statale – di San Paolo.
“E’ Il frutto di una ricerca iniziata 40 anni fa”, dice Salvatore Rinaldi, medico con tre specializzazioni – medicina dello Sport, medicina riabilitativa e neurofisiopatologia – fondatore insieme alla moglie Vania Fontani, anch’essa medico, dell’Istituto Rinaldi Fontani, sede a Firenze, che opera nel campo della ricerca medica e scientifica e che collabora, in convenzione, anche con l’Ausl Toscana Centro.
Una innovazione al servizio del Ssn
“Con l’azienda sanitaria della nostra regione stiamo lavorando nell’ambito della medicina riparativa e rigenerativa per applicare la nuova tecnologia ai pazienti”, spiega Rinaldi. Una tecnologia, brevettata a livello mondiale, che potrebbe diventare presto patrimonio della sanità pubblica italiana. Prodotta da Asmed, azienda di Scandicci, in provincia di Firenze, nata come spin off dello stesso istituto di ricerca, è capace di migliorare le funzioni biologiche e neurali, con una modulazione dei flussi ionici a livello cellulare, essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo. In pratica, non somministra scosse esterne ma si limita a emettere un campo radioelettrico di bassissima potenza in grado di variare, appunto, la distribuzione dei flussi ionici, vale a dire quelle correnti di particelle cariche elettricamente che sono fondamentali per la comunicazione intercellulare.
Gli atenei coinvolti nella ricerca
In convenzione con l’istituto toscano, l’Università di Catania lo sta sperimentando per il trattamento degli acufeni. Mentre a Trieste il focus, insieme al dipartimento di Scienze della vita, è centrato sul miglioramento delle capacità cognitive e a Sassari si concentra sui meccanismi molecolari coinvolti nei processi di proliferazione e differenziamento cellulari. L’istituto opera anche in partnership con il Consiglio nazionale delle ricerche per il trattamento del dolore cronico, oltre che con il laboratorio di medicina rigenerativa dell’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara per la ricerca sperimentale con la nuova tecnologia sulle cellule staminali. In Brasile, l’attenzione è rivolta, sempre con Reac, ai disturbi neuropsichiatrici infantili. In Spagna, insieme alla Fundacion Reina Sofia, la ricerca si sofferma sull’applicazione del dispositivo come nuovo approccio terapeutico per contrastare il morbo di Alzheimer. “il nostro obiettivo è quello è quello di innestare innovazione nella sanità pubblica, migliorando l’efficacia delle terapie e riducendo i tempi di degenza”, spiega Rinaldi. “Questo – prosegue – offrendo le conoscenze teoriche e pratiche per l’applicazione di Reac”.
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