Salute

Ultime ore per versare il payback sui dispositivi medici: appello delle aziende al Mef per avere un rinvio

Le piccole e medie imprese italiane che riforniscono il Servizio Sanitario Nazionale di dispositivi e macchinari lanciano un grido d’allarme. Sostenendo di essere sull’orlo del collasso. La causa scatenante è la stringente scadenza del 9 settembre per il pagamento del payback, il meccanismo che impone alle aziende di ripianare lo sforamento dei tetti di spesa regionali. Sveva Belviso, presidente di Fifo Sanità Confcommercio, e Massimo Pulin, presidente di Confimi Industria Sanità, hanno rivolto un appello urgente al ministero dell’Economia, chiedendo un intervento immediato.

La norma che consente alle aziende di accedere a finanziamenti garantiti per onorare il debito è entrata in vigore solo il 10 agosto, lasciando un lasso di tempo insufficiente per completare le pratiche necessarie, lamentano le organizzazioni. A ciò si aggiunge la chiusura estiva di molte banche, che ha di fatto bloccato la concessione dei prestiti. Le imprese lamentano che, pur volendo onorare l’impegno, si trovano in una morsa di liquidità, impossibilitate a pagare per cause a loro non imputabili.

A complicare ulteriormente il quadro, si registrano disparità a livello regionale. Mentre Regioni virtuose come il Veneto e l’Emilia Romagna hanno prontamente inviato avvisi di pagamento aggiornati, la maggior parte delle altre ha agito con ritardo. Questo ha costretto le imprese a correre contro il tempo, rivolgendosi alle banche all’ultimo minuto e scontrandosi con la lentezza delle procedure.

La filiera, a poche ore dalla scadenza, si appella a governo, banche e Regioni, chiedendo una via d’uscita. Le richieste sono un rinvio del termine per consentire alle imprese di ottenere i finanziamenti, una raccomandazione del Mef all’Abi per accelerare le procedure di concessione dei prestiti e la possibilità di considerare come pagamento la semplice comunicazione da parte dell’azienda di aver avviato la pratica per il mutuo.

Senza interventi sarebbe a rischio la continuità aziendale, dice Belviso, con conseguenze per l’approvvigionamento di dispositivi medici al Servizio Sanitario Nazionale. Le associazioni ribadiscono l’importanza che il Mef indichi chiaramente alle Regioni di agire esclusivamente sul 25% degli importi indicati nei provvedimenti, come stabilito dalla Corte Costituzionale, “per evitare un’ulteriore ingiustificata penalizzazione che comprometterebbe irrimediabilmente l’intero settore”.

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