Ultimatum di Trump a Zelensky: può avere la pace o la guerra altri tre anni
«L’Ucraina è pronta a negoziare, ma non ad arrendersi». Lo ha scritto ieri su X Yulia Svyrydenko, vicepremier e ministro dell’Economia dell’Ucraina, rispondendo al piano di pace che Donald Trump avrebbe voluto annunciare entro fine mese per coronare con un successo i primi tre mesi alla Casa Bianca. L’iniziativa americana, tuttavia, corre troppo velocemente, chiedendo a Kiev più di quanto il presidente Volodymyr Zelensky sia in grado di concedere quando prevede il riconoscimento americano del controllo di Mosca sulla Crimea, anna unilateralmente alla Federazione Russa nel 2014. «La nostra gente – ha scritto Svyrydenko – non accetterà un conflitto congelato travestito da pace».
Ma la pazienza di Trump non va troppo per il sottile. L’accelerazione che il presidente americano avrebbe voluto imprimere ai negoziati prevedeva che ieri a Londra i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Ucraina, Regno Unito, Francia e Germania definissero una posizione comune sul piano su cui l’inviato di Trump per la Russia, Steve Witkoff, sarebbe poi andato a Mosca a riferire a Vladimir Putin. Il “no” di Zelensky sulla Crimea ha invece costretto il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ad annullare il viaggio a Londra, mentre Trump tornava a prendersela con il presidente ucraino: «Nessuno gli chiede di riconoscere la Crimea come territorio russo – ha scritto Trump su Truth Social -. Sono le dichiarazioni incendiarie come queste che rendono così difficile concludere questa guerra, non fanno che prolungare i massacri. (Zelensky) può avere la pace, oppure può combattere altri tre anni prima di perdere tutto il Paese. Io non ho niente a che fare con la Russia, però voglio salvare 5.000 soldati russi e ucraini alla settimana. Siamo molto vicini a un’intesa, ma l’uomo “senza carte in mano” deve finalmente accettarla».
Malgrado l’avvertimento del vicepresidente americano JD Vance, che ieri dall’India è tornato a minacciare il ritiro degli Stati Uniti dal negoziato in mancanza di risultati concreti, un incontro a breve tra Zelensky e Trump potrebbe essere reso possibile dalla presenza dei due presidenti a Roma sabato prossimo, in occasione dei funerali di Papa Francesco. Secondo fonti informate, il conflitto in Ucraina sarebbe al centro di colloqui informali che vedrebbero coinvolti anche il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer.
Incontri che potrebbero servire a ridurre le distanze. Secondo le indiscrezioni uscite in questi giorni su vari media, oltre alla Crimea riconosciuta de jure dagli Stati Uniti, il piano Trump prevede a favore di Mosca un riconoscimento de facto del controllo sulle altre quattro regioni ucraine occupate; la rinuncia ucraina alla Nato; il ritiro delle sanzioni economiche. Condizioni per le quali Putin accetterebbe di fermare l’invasione “rinunciando” al controllo sulla totalità delle regioni invase.
Le proposte americane si fanno più fumose a proposito delle garanzie di sicurezza riconosciute all’Ucraina, affidate a un contingente di stabilizzazione europeo e a una squadra congiunta russo-ucraina di monitoraggio della linea del fronte, affiancata da un Paese terzo non facente parte della Nato. «Se non ci viene assicurata l’appartenenza alla Nato – spiega la vicepremier Svyrydenko – l’Ucraina chiede garanzie di sicurezza vincolanti, in grado di impedire aggressioni future e assicurare una pace duratura».
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