Ue, von der Leyen la scampa e supera il voto di sfiducia. Ma la sua maggioranza è debole – Il Tempo

Come previsto, Ursula von der Leyen supera la prova della mozione di sfiducia, avanzata dalle destre ma la sua maggioranza non se la passa così bene. Il tabellone del Parlamento europeo segnava infatti 553 votanti, 175 voti a favore, 360 contro e 18 astenuti. Per la sua approvazione erano necessari i due terzi dei voti espressi. La mozione era stata presentata dall’europarlamentare romeno di Aur Gheorghe Piperea, del gruppo Ecr, e firmata da 76 eurodeputati delle destre, Patrioti ma anche Afd, per protestare contro il caso dei messaggi della presidente della Commissione con l’ad di Pfizer, ma anche per le spese per i vaccini, il Green Deal, i piani per la difesa. Un repertorio di accuse che ha messo in difficoltà sia i socialisti e i liberali che proprio in queste settimane stavano chiedendo un chiarimento nella maggioranza contro le scelte poco leali del Ppe, sia Fratelli d’Italia che appoggia la Commissione, di cui Raffaele Fitto è uno dei vicepresidenti esecutivi, e che si è visto metà del gruppo, quello che fa capo al Pis polacco votare la sfiducia. Tra i partiti italiani, hanno votato per la sfiducia a von der Leyen la Lega, in linea con il proprio gruppo dei Patrioti, e il Movimento Cinque Stelle, diversamente dalla gran parte del gruppo The Left, che non ha partecipato al voto. Hanno votato contro la mozione, confermando di fatto la fiducia alla presidente della Commissione le delegazioni di Forza Italia e del Pd (tre assenti e i due indipendenti Tarquinio e Strada che non votano). Non hanno partecipato al voto nemmeno gli eurodeputati di Avs.
Il dato più significativo è la decisione di non votare presa dalla delegazione di Fratelli d’Italia. La mozione di sfiducia è stata appunto presentata da un membro di Ecr e sottoscritta da un terzo dei membri del gruppo Ecr, da cui FdI e altre forze minori del gruppo prende le distanze. “Si tratta di un’iniziativa poco più che simbolica, poiché non ha mai avuto reali possibilità di successo”, scrivono i conservatori guidati da FdI. Quanto basta per far affermare alla Segretaria del Pd, Elly Schlein, che “il vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto è stato sfiduciato dalla maggioranza che lo ha indicato. Ha il governo italiano contro, con la maggioranza che si è spaccata, da una parte FdI che non ha votato e dall’altra la Lega che ha votato a favore della mozione di sfiducia che ha visto protagonista il gruppo ECR, mentre Forza Italia votava contro”. Ad onor del vero la Lega aveva votato contro anche nel voto di fiducia della Commissione del 27 novembre, dove la Commissione von der Leyen ricevette 370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni. Nel voto di luglio, invece, di conferma della nomina di von der Leyen fatta dai Capi di Stato e di governo, dove i voti a favore erano stati 401 (284 i contrari, 15 gli astenuti), 41 in più del quorum necessario, Fratelli d’Italia aveva votato contro. Oggi di fatto, se si considerano i voti di chi ha respinto la mozione, 360, siamo sotto i 370 ottenuti nel voto di fiducia ed esattamente alla soglia della maggioranza assoluta dell’Assemblea. Ma si trattava di un altro contesto e molti sono stati gli assenti, esattamente 166.
I socialisti, il secondo gruppo più numeroso, che nei giorni scorsi avevano fatto una levata di scudi minacciando l’astensione, sbandierano l’accordo raggiunto alla vigilia del voto su un capitolo del bilancio pluriennale che sarà presentato la prossima settimana. “Un segnale chiaro da Ursula von Der Leyen, che è arrivato: abbiamo salvato il Fondo sociale europeo, che non sarà accorpato con altri fondi rischiando di scomparire”, osserva Schlein. In ogni caso il gruppo socialista nel suo complesso si dice non soddisfatto per la direzione assunta dalla Commissione e per l’atteggiamento del Ppe che fa accordi con le destre, non rispetta i patti di maggioranza e impone una marcia indietro su diversi file soprattutto del Green Deal. Allo stesso modo i liberali di Renew avvertono che il loro voto non è un assegno in bianco. Per S&D e Renew due saranno i momenti cruciali per la verifica di maggioranza: il Discorso sullo Stato dell’Unione, che von der Leyen dovrebbe tenere il 10 settembre alla plenaria, e il voto sul bilancio pluriennale, che si prospetta non facile.
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