Ue prepara stretta sui pacchi dell’e-commerce low cost da Cina: “Troppe merci pericolose”
L’Unione europea sta preparando una stretta sui pacchi provenienti dalla Cina, specialmente quelli dell’e-commerce a basso costo (Temu, Shein, Alibaba), a causa di prodotti considerati “molto pericolosi” (illegali, non conformi e con rischi per la sicurezza) e per proteggere i consumatori e i mercati interni, introducendo nuove regole e rafforzando i controlli per contrastare l’importazione di merci non sicure. Lo ha dichiarato il commissario Ue per la Giustizia e la Tutela dei consumatori, Michael McGrath, ammettendo di “dover fare di più” per proteggere gli acquirenti europei.
McGrath ha dichiarato in un’intervista al Financial Times che l’Unione al momento non sta proteggendo a sufficienza i propri cittadini dalla crescente ondata di merci non sicure che arrivano direttamente dalla Cina alle case dei consumatori.
“Sono molto preoccupato per il volume di prodotti non sicuri che entrano nell’Unione europea. Credo che abbiamo il dovere di proteggere meglio i cittadini dell’Ue e abbiamo anche il dovere nei confronti delle imprese europee di garantire che operino su un piano di parità”, ha affermato McGrath.


Ue: 4,6 mld di pacchi low cost all’anno: 9 su 10 da Cina
Il commissario irlandese ha spiegato che “anno dopo anno” le autorità nazionali hanno individuato prodotti “molto pericolosi, con conseguenze che cambiano la vita delle persone” e che potrebbero “persino causare la perdita di vite umane”.
Nel 2024 circa 4,6 miliardi di pacchi di basso valore sono entrati nell’Ue e il numero continua a raddoppiare ogni due anni, ha riferito McGrath. E circa il 90% proviene dalla Cina.
Il piano di McGrath include il conferimento alla Commissione europea del potere di indagare sui casi transfrontalieri più gravi per alleviare la pressione sulle autorità nazionali sottofinanziate. Proporrà anche di aggiornare le normative sulla tutela dei consumatori e sulla vigilanza del mercato. “Il sistema attuale non è adatto allo scopo”, ha tagliato corto. E ha spiegato che quando venivano identificate merci pericolose dalle associazioni di consumatori, le piattaforme la facevano franca ritirandole dalla vendita. “Penso che ci debba essere un deterrente più forte”, ha affermato. Cosmetici e giocattoli sono tra i prodotti più comunemente individuati. Le normative tecnologiche dell’Ue classificano i marketplace come piattaforme, non come rivenditori, quindi non sono responsabili dei prodotti acquistati tramite i loro siti web, che provengono direttamente da rivenditori solitamente al di fuori dell’Ue.


Dai giocattoli alle bambole sessuali
Tuttavia, devono collaborare con le autorità e ritirare dalla vendita i prodotti problematici una volta identificati. Una recente indagine dell’associazione di categoria Toy Industries of Europe ha rilevato che un gran numero di giocattoli pericolosi viene ancora venduto online nell’Unione, come slime tossici e alcuni giochi con batterie che potevano essere facilmente rimosse e ingerite. Il mese scorso, Bruxelles ha dichiarato di star esaminando la vendita da parte di Shein di prodotti potenzialmente illegali, tra cui bambole sessuali e armi con aspetto infantile, ai sensi del Digital Services Act, che regola i contenuti online. Bruxelles ha chiesto ulteriori informazioni all’azienda, che potrebbero portare a un’indagine approfondita e a sanzioni. La decisione fa seguito a una decisione di Parigi di sospendere il sito in Francia per presunta pubblicità dei prodotti. Anche la Francia sta cercando di vietare AliExpress, di proprietà del gruppo tecnologico cinese Alibaba, e Joom, con sede in Portogallo, per motivi simili.
L’Ue ha inoltre concordato di porre fine all’esenzione tariffaria per le spedizioni di valore inferiore a 150 euro, che obbligherà i rivenditori a fornire informazioni doganali e un rappresentante designato all’interno dell’Unione, al più tardi entro il 2028. Nel frattempo, dal primo luglio saranno imposti 3 euro per tipo di prodotto in ogni pacco, come concordato venerdì scorso dai ministri delle Finanze. Entro il 2028, l’Unione mira inoltre a creare un centro di tracciamento doganale a livello europeo e a una commissione di gestione per pacco di almeno 2 euro.
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