Ue, manca una direzione unitaria e costi sociali restano altissimi
A fine ottobre il Parlamento lettone ha votato a favore del ritiro del Paese dalla Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne. In risposta al voto, migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Riga. E un nutrito gruppo di deputati della vicina Estonia, criticando formalmente l’iniziativa, ha firmando una dichiarazione in cui ribadisce il suo impegno nella prevenzione e contrasto a qualsiasi forma di violenza e il suo sostegno alle misure indicate dalla Convenzione. Per quanto la proposta sia stata rimandata dal presidente lettone Rinkēvičs a dopo le elezioni del 2026, questa notizia sottolinea una situazione europea non ancora unitaria sul tema. Nonostante infatti, nel 2024 sia entrata in vigore la Direttiva sulla violenza di genere che obbliga gli stati membri ad aggiornare le loro leggi in materia, i 27 si muovono in ordine sparso.
Normative in ordine sparso
Da una parte, abusi come la mutilazione genitale femminile o i matrimoni forzati sono criminalizzati in quasi tutti i Paesi dell’Unione, dall’altra però non è condiviso il trattamento legale della violenza psicologica, sessuale o domestica. Secondo i dati del servizio di ricerca del Parlamento europeo, solo quindici stati perseguono queste forme di aggressione. Inoltre, ad oggi, solo Cipro e Malta dal 2022, la Croazia dal 2024 e l’Italia da quest’anno, hanno una definizione legale di femminicidio.
I segnali positivi
Ci sono comunque segnali di progresso: in Belgio dal 2023 esiste una legge specifica per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere. In Spagna, Francia e Portogallo, nei casi di omicidio, motivazioni legate al genere della vittima sono considerate aggravanti. Madrid inoltre si distingue per essere stata la prima nella Ue a introdurre tribunali specializzati nel trattare casi di aggressioni conto le donne.
Un altro esempio interessante è rappresentato dalla Germania, dove a febbraio è stato per la prima volta introdotto a livello federale il diritto alla protezione e alla consulenza gratuita per chi subisce aggressioni.
I costi sociali
A prescindere dai livelli raggiunti dai singoli stati, l’avanzamento della lotta alla violenza di genere si fa urgente soprattutto guardando ai preoccupanti numeri di casi e vittime. Secondo la più grande indagine continentale pubblicata a fine 2024 da Eige (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere), nel corso della sua vita una donna su tre ha subito attacchi fisici o sessuali. Una su otto per mano di un conoscente che non fosse un partner. E una su cinque da un compagno, convivente o un’altro membro della famiglia. Nonostante questa incidenza, solo poco più di una vittima su otto denuncia alle autorità l’aggressione subita.
Source link




