Udinese, il bilancio stagionale: una sufficienza senza acuti
Con la sconfitta interna contro la Fiorentina si è conclusa la stagione dell’Udinese: è tempo di bilanci in una stagione potenzialmente interessante, franata però sul finale.
Alti e bassi
L’intera annata è stata caratterizzata da periodi di alti e bassi: l’inizio euforico con 10 punti in quattro partite e il primato in classifica dopo la vittoria rocambolesca sul campo del Parma, il calo tra ottobre e dicembre, la risalita con il passaggio al 4-4-2 e un finale blando, che ha vanificato in parte quanto di buono fatto sino a quel momento. L’obiettivo minimo era la salvezza, giunta senza patimenti e in ghiaccio sin da subito, senza mai rientrare nelle zone pericolose di classifica. Le potenzialità per fare di più c’erano: l’Udinese ha tenuto la parte sinistra della classifica sino al tracollo finale, chiudendo poi al dodicesimo posto. Si poteva ambire ad speranza europea, anche se il livello delle concorrenti faceva supporre altro: sarebbe stato necessario raggiungere zona 65 punti, francamente difficile. Si è però gettato alle ortiche una base che avrebbe fatto intuire un diverso epilogo. La quota 50 era un traguardo alla portata, come il decimo posto, perso in corsa a favore di Como e Torino. I lariani, invischiati nella lotta per non retrocedere, hanno finito con otto risultati utili consecutivi. Svanito anche il record di punti degli ultimi dodici anni, a meno 3 dal pareggiare quanto fatto da Gotti e Cioffi nel 2021/22. Numeri alla mano si può affermare che sia stata la più classica della stagioni dell’Udinese del post Guidolin, né caldo né freddo, né carne né pesce. La sufficienza si può considerare raggiunta, ma l’ambiente cercava altre risposte ad un certo punto e l’atteggiamento visto nelle ultime partite non è piaciuto.
Runjaic, futuro da valutare
Il tecnico tedesco ha raggiunto l’obiettivo, ma non ha convinto al cento per cento. Aria di cambiamento poca, nonostante la presentazione estiva facesse intuire un calcio più spumeggiante ed europeo. Runjaic ha saputo valorizzare in parte il collettivo, ma ha messo troppo presto da parte alcune scelte, come il 4-4-2 e una possibile idea del tridente d’attacco. Sicuramente l’Udinese ha garantito partite onorevoli anche contro squadre più quotate, come i pareggi contro Lazio, Atalanta e Napoli, ma ha concesso anche passi falsi. Il livello del collettivo garantiva una salvezza senza scusanti. Fatto, ma si poteva andare oltre. Resta il rammarico di non aver cavalcato una possibile onda d’entusiasmo derivante dalle sei partite senza sconfitta sul finire di febbraio. L’allenatore ha sirene di mercato estere, ma Pozzo gli ha ribadito fiducia: la parola passerà anche, eventualmente, ai nuovi proprietari americani. Sul suo futuro ne sapremo di più nelle prossime settimane.
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