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Tumore ovarico: perché la stragrande maggioranza delle pazienti scopre tardi la malattia, come Bianca Balti (e che cosa si può fare)

Solo dopo essere andata al Pronto Soccorso per un dolore al basso ventre, Bianca Balti ha scoperto di avere un cancro ovarico al terzo stadio, già esteso ad altri organi vicini. Come lei, purtroppo, sono tante le donne che sviluppano questo tipo di tumore (il 70%) e che se ne accorgorno tardivamente. Ma perché?

«I sintomi di questa neoplasia sono subdoli, tardivi e sempre molto sfumati», spiega il Professor Massimo Di MaioDirettore Oncologia Universitaria Ospedale Molinette – Città della Salute di Torino. «Possono presentarsi come malessere generale, gonfiore addominale, dolori al basso ventre e perdite irregolari».

E c’è di più. «Il tumore ovarico non presenta una frequenza particolarmente alta sui tipi di neoplasie che colpiscono le donne: diciamo che si colloca fra il settimo e l’ottavo posto, sicuramente dopo il tumore alla mammella, al polmone e al colon retto», aggiunge il Professor Francesco Rivelli, presidente di LILT – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Bologna e Responsabile chemioterapia del Servizio di Oncologia Poliambulatorio San Camillo di Bologna. «L’incidenza di questo tipo di tumore, che spesso si sviluppa (come nel caso di Bianca Balti, ma anche di Angelina Jolie), in donne con mutazione genetica BRCA1 e BRCA2, non è aumentata negli ultimi anni», aggiunge Rivelli «colpisce però fasce di età piuttosto trasversali: nelle donne non portatrici di mutazione può insorgere intorno ai sessant’anni mentre nelle donne BRCA- portatrici l’età scende anche a prima dei trent’anni».

Che cosa comporta un tumore ovarico al terzo stadio

Sottolinea il Professor Di Maio: «Anche questo tumore, prima si prende in tempo meglio è: se in un primo stadio la malattia è limitata all’ovaio, nel terzo stadio – quello di Bianca Balti, appunto – la neoplasia si trova già a livello addominale. Nel suo caso, comunque, ancora abbiamo buone probabilità di guarigione, a patto che l’intervento chirurgico venga fatto nel modo più attento possibile. Per il tumore ovarico esistono particolari protocolli da seguire, non si tratta di una semplice rimozione di massa tumorale. Il secondo pilastro per una buona guarigione sono le cure a seguire; e cioè il trattamento chemioterapico, che prevede una combinazione di Carboplatino e Paclitaxel (si tratta di una chemio piuttosto impegnativa che comporta perdita di capelli e talvolta neuropatie non facili da curare), seguito da trattamenti cosiddetti “di mantenimento” con farmaci PARP inibitori che si assumono anche per via orale e che sono validissimi nei casi di mutazioni BRCA: queste terapie si possono fare per mesi o per anni. Importante poi, per garantire una terapia personalizzata ed efficace del tumore ovarico, eseguire il test genetico delle mutazioni BRCA».

Il ruolo della chirurgia preventiva

Alle donne portatrici di mutazione genetica, esposte quindi ad un rischio tumorale piuttosto alto, che va dal 40 al 60%, viene anche proposto un intervento preventivo che comprende la mastectomia e la rimozione delle ovaie.

Mentre Bianca Balti, sebbene avesse annunciato, nel 2022, che si sarebbe sottoposta anche ad un intervento di rimozione preventiva di tube e ovaie, si era poi sottoposta alla sola mastectomia, mentre sappiamo che la mutazione genetica BRCA1 aumenta sia il rischio di contrarre un tumore al seno sia alle ovaie. Tuttavia, precisa Di Maio, «c’è da dire che anche con queste operazioni il tumore può comunque presentarsi, ad esempio nella zona del peritoneo».

Ma per la prevenzione, lo screening non basa

Per la prevenzione del tumore alle ovaie non basta un programma di screening con ecografia, anzi questa è una convinzione rischiosa. Avverte Di Maio: «Pensiamo con un’ecografia di aver fatto un controllo efficace e di essere a posto, mentre magari il tumore ovarico è già sviluppato. Quindi ciò che risulta più efficace è porre attenzione ai sintomi e ai segnali del proprio corpo», consiglia l’oncologo. Inoltre, aggiunge concludendo il Professor Rivelli «sottoporsi a regolari visite ginecologiche da ripetere annualmente».


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