Società

Tumore al pancreas, che cosa sono le cure sperimentali immunoterapiche alle quali si è sottoposta anche Eleonora Giorgi

Per sconfiggere il tumore al pancreas scoperto nel 2023 Eleonora Giorgi aveva provato anche ad avvalersi di alcune cure sperimentali presso il reparto di oncologia dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata Verona, un centro di eccellenza per la cura del cancro.

Purtroppo però, per lei era troppo tardi. «La signora Giorgi si era rivolta al nostro reparto l’anno scorso perché aveva avuto informazioni sulle nostre cure sperimentali. Come facciamo per tutti i nostri pazienti che ne hanno i requisiti clinici, l’abbiamo inserita nel programma sperimentale di immunoterapia. È venuta 3 o 4 volte per le terapie in day hospital, ma le sue condizioni erano ormai troppo compromesse per tollerarle», ha spiegato il professor Davide Melisi che l’ha avuta in cura, ricordando che «è importante che le sperimentazioni siano perseguite fin da subito perché nelle fasi troppo avanzate della malattia non hanno la stessa efficacia».

Ma in cosa consistono esattamente queste cure sperimentali? Lo abbiamo chiesto a Michele Milella, direttore dell’Unità operativa complessa di Oncologia dell’ospedale veronese al quale si era rivolto l’attrice scomparso nei giorni scorsi.

«Si tratta di protocolli alternativi ai percorsi tradizionali, che si svolgono solo in determinati centri specializzati come il nostro. Ne esistono di diversi tipi ma quasi tutti associano la prescrizione di farmaci alla chemioterapia. Per altri tipi di tumori la sola immunoterapia sta dando enormi risultati ma per quanto riguarda il pancreas al momento è ancora necessaria un’azione combinata».

Come agiscono questi farmaci?
«Si concentrano sul micro ambiente tumorale, composto da tutte le cellule che si trovano intorno al tumore, comprese quelle del sistema immunitario; o direttamente sul sistema immunitario nel suo complesso, attivandolo per cercare di potenziare l’effetto della chemioterapia. Oltre ai farmaci però, per il trattamento immunoterapico si stanno sperimentando anche i vaccini mRna, che stanno dando i risultati più interessanti».

Che cosa sono esattamente?
«Vaccini personalizzati che si preparano estraendo l’mRna dal tumore del paziente, e che poi vengono usati per potenziare la risposta alla chemioterapia. Questo approccio al momento è riservato a chi ha una malattia operabile e si mette in atto dopo l’intervento chirurgico. Anche se i riscontri sono ancora pochi, siamo ottimisti perché i primi risultati stanno dando ottimi segnali in termini di guarigione a 5 anni, che ricordiamo essere oggi pari a circa il 50%».

Eleonora Giorgi ha provato a sottoporsi a una terapia immunologica sperimentale quando ormai era troppo tardi, quando invece si può prendere in considerazione questa strada?
«L’ideale è vagliare tutte le opportunità subito dopo la diagnosi perché in quel momento le soluzioni possono essere diverse e le probabilità che diano frutti più elevate. Solitamente questi percorsi si iniziano quando il paziente deve ancora fare la prima chemioterapia perché se si aspetta, il rischio è che il sistema immunitario non sia più in grado di dare risposte. Tuttavia ogni caso merita riflessioni specifiche, per questo il mio consiglio è di creare il prima possibile, insieme al medico che segue la persona, un legame con il centro sperimentale per capire velocemente quale sia il momento migliore per intervenire e creare una routine che ottimizzi le chance di successo. Fare queste cure spesso prevede spostamenti impattanti sia per il paziente sia per le famiglie, e un’alternativa, a volte, può essere di fare un primo trattamento standard in un ospedale vicino casa, allertando già il centro sperimentale per un momento successivo».


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