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Trump vedrà von der Leyen. Dazi, l’Ue crede nell’intesa

«Whit’s fur ye’ll no go by ye!», ovvero «ciò che è per te non ti passerà accanto», recita un vecchio proverbio scozzese. In altre parole, se qualcosa è destinato a succedere, accadrà, indipendentemente da ciò che si fa per evitarlo o cercarlo. Cosa succederà al rapporto commerciale tra Usa e Ue lo si scoprirà domani, appunto in Scozia, dove Donald Trump è volato per una visita privata di cinque giorni nei suoi resort di golf a Turnberry e Menie. E dove domani incontrerà la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ad annunciarlo è stata la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario ieri sera su X sottolineando che l’obiettivo è «discutere le relazioni commerciali transatlantiche e come mantenerle forti».

L’appuntamento è stato fissato in seguito a una «buona telefonata » con il presidente americano. E su suo invito, hanno specificato fonti della Ue. Di certo, la notizia riaccende le speranze di arrivare a compromesso dopo i segnali tiepidi arrivati dalle parole di Trump in giornata. Il presidente Usa ha infatti dichiarato che c’è una probabilità del 50% che gli Usa possano trovare un’intesa con la Ue, aggiungendo che Bruxelles vuole «concludere un accordo a tutti i costi».

L’incontro tra von der Leyen e Trump non avverrà, dunque, né sul suolo americano né sul territorio dell’Unione europea. Questo è il terzo faccia a faccia tra i due presidenti, dopo quelli avuti a margine del G7 in Canada e del funerale di Papa Francesco a Roma. Questa volta potrebbe essere decisivo, nel bene e nel male. Va infatti ricordato che più volte, nei mesi scorsi, Palazzo Berlaymont ha messo in chiaro che un confronto diretto tra i due leader sarebbe stato possibile solo alla presenza sul tavolo di un testo su cui concordare.

Nella riunione degli ambasciatori Ue di mercoledì la Commissione aveva messo sul tavolo l’ultima proposta, quella che sembra avere chance di essere accolta da entrambe le parti: un dazio generalizzato sulle merci europee che entrano negli Stati Uniti del 15%, che comprende però anche i dazi attuali che sono una media del 4,8%. Sarebbe una sorta di congelamento del 10% attuale. Il 15% varrebbe anche per le auto e la componentistica (ora al 27,5%) e ci sarebbero esenzioni per alcuni settori, quali aerei, alcolici e farmaceutica. Nel frattempo, però, i Ventisette hanno dato il via libera a un pacchetto di controdazi per un totale di 93 miliardi di euro che rimangono sospesi fino al 7 agosto ma che entrerebbero eventualmente

in vigore a scaglioni, tra agosto, settembre e febbraio.

In Scozia Trump incontrerà anche i funzionari britannici per negoziare sui dazi sull’acciaio e sul whisky del Regno Unito. Ieri ha anche accennato a «una bozza di accordo con la Cina». La prossima settimana, a Stoccolma, i rappresentanti dei governi cinese e americano si incontreranno per un terzo ciclo di discussioni sui dazi doganali in vista del 12 agosto, data in cui scadrà la pausa con Pechino. «Oggi mandiamo altre lettere, la maggior parte degli accordi li faremo entro il primo agosto», ha detto ieri.

Le parole più dure Trump le ha riservate per il Canada: «Finora non abbiamo avuto molta fortuna con il Canada. Penso che il Canada potrebbe essere uno di quei Paesi che dovranno semplicemente pagare i dazi doganali», ha sottolineato, lamentando che i colloqui con Ottawa non fossero «veri e propri negoziati».


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