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Trump manda i parà ai confini (e non molla sulla Groenlandia)


Trump manda i parà ai confini (e non molla sulla Groenlandia)

Il Pentagono si prepara a schierare migliaia di truppe delle unità di combattimento al confine con il Messico, mentre il presidente americano vola a Las Vegas per ribadire la promessa di detassare le mance. Dopo l’ordine di Donald Trump di dare priorità alla sicurezza contro «l’invasione di migranti», il dipartimento della Difesa ha preparato oltre 5mila soldati, e secondo quanto rivelato da un funzionario al Wall Street Journal, membri della fanteria armata, paracadutisti dell’82esima divisione aviotrasportata e truppe della 10ma divisione di montagna, due delle formazioni più esperte dell’esercito americano, potrebbero essere alla frontiera sud-ovest entro pochi giorni.

L’82nd airborne division è stata schierata a livello nazionale in passato, per calamità naturali e durante le rivolte, ma in genere viene inviata in zone di combattimento. In questo caso, a essere mobilitata sarebbe la Immediate Response Force, con unità tattiche di solito impiegate nelle principali crisi all’estero (tra gli incarichi recenti l’Europa orientale e l’Afghanistan). Il dispiegamento potrebbe raggiungere rapidamente più di 7mila truppe in servizio attivo al confine, considerando i 2.500 riservisti dell’esercito e soldati della Guardia Nazionale già presenti. Inoltre, il Pentagono sta inviando elicotteri e analisti dell’intelligence per supportare gli sforzi di sorveglianza lungo il confine. Trump, intanto, fa tappa a Las Vegas per incontrare i suoi sostenitori e assicurare loro che ha intenzione di mantenere la promessa di eliminare le imposte federali sulle mance. Una mossa, questa, particolarmente apprezzata in una città dove l’economia è basata sul gioco d’azzardo e sull’industria alberghiera, e dove le mance costituiscono una grande percentuale del reddito di camerieri, parcheggiatori, croupier dei casinò e dipendenti degli hotel. Sul fronte della Groenlandia, invece, il tycoon ha insistito sulla serietà delle sue affermazioni sul territorio danese autonomo situato tra l’oceano Atlantico e l’Artico in una telefonata infuocata con la prima ministra danese. Secondo quanto riferiscono alti funzionari europei al Financial Times, la scorsa settimana il presidente americano avrebbe parlato con Mette Frederiksen per 45 minuti durante i quali quest’ultima avrebbe ribadito che la più grande isola al mondo «non è in vendita». «È stato molto fermo. Prima era difficile prenderla sul serio» ha spiegato una fonte. Intanto proseguono le purghe dell’amministrazione Trump.

La Casa Bianca ha licenziato 17 ispettori generali indipendenti di almeno 12 importanti agenzie federali, passo che potrebbe spianare la strada al presidente per portare dei lealisti nel

ruolo cruciale di identificare frodi, sprechi e abusi del governo. Anche se potrebbe violare la legge federale, che richiede un preavviso di 30 giorni di qualsiasi licenziamento di un ispettore generale confermato dal Senato.


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