Trump cazzeggia, Netanyahu lo manovra e fa sul serio
“Per ora siamo al puro teatro persiano. La base presa di mira dall’Iran era stata evacuata dagli americani già da una settimana, perché il governo del Qatar ha negato agli Usa l’uso di quella base per bombardare l’Iran. Quindi, quella iraniana è stata una risposta simbolica, il che non esclude che possano seguire sviluppi più gravi. Tuttavia, conoscendo un po’ gli iraniani, direi che cercheranno di tenere un profilo basso, limitandosi allo stretto indispensabile per dimostrare di essere ancora vivi e vegeti e capaci di colpire, ma senza causare uno scontro diretto con gli Usa“. Così a Otto e mezzo (La7) il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, commenta lo stato attuale del conflitto tra Israele e Iran, con particolare riferimento alla rappresaglia iraniana successiva all’attacco americano di sabato notte.
“In questa vicenda – spiega Caracciolo – Trump pare essere stato più che altro guidato da Netanyahu. Con un paradosso potremmo dire che è la potenza regionale ad aver spiegato alla potenza globale cosa fare, e la potenza globale ha accettato di farlo. Quello che noi vediamo per ora è che non esiste, né poteva esistere una soluzione totale e definitiva per il programma atomico iraniano. E non sappiamo neppure che fine abbia fatto l’uranio arricchito, anche perché, se davvero si volesse distruggere quel programma, l’unico modo sarebbe andare in Iran“.
Il direttore di Limes ricorda: “Si parla sempre di ‘regime change’ ma il cambiamento del regime non può essere una conseguenza della fine del programma atomico, né la premessa. Se davvero si vuole impedire all’Iran di avere una bomba atomica, le opzioni sono due: o si fa la guerra in Iran e si conquista Teheran oppure si trova qualcuno a Teheran disposto a smontare quel programma. E non solo: si parla sempre degli americani – continua – ma dimentichiamo che qui la politica la sta facendo Netanyahu. Ho letto poco fa un commento di Elliott Abrams, ex collaboratore di Trump nella amministrazione precedente. Scrive che quando Trump dice di voler abbattere il regime iraniano, sta letteralmente cazzeggiando. Quindi, non possiamo prendere sul serio tutto quello che viene detto da Trump, dobbiamo giudicarlo unicamente dai fatti”.
E conclude: “Chi dobbiamo prendere sul serio, invece, è Netanyahu, che in genere è molto coerente tra ciò che dice e ciò che fa. E ciò che mi pare evidente è che lui non punta tanto alla caduta del regime (anche perché per farlo cadere occorrerebbe trovare qualcuno in grado di sostituirlo, e non mi pare semplice) quanto alla caduta dello Stato. Netanyahu non vuole più avere a che fare con una potenza regionale come l’Iran che possa rappresentare una minaccia per Israele”.
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