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Trump attacca la Cina: «Ha violato l’accordo con gli Usa sui dazi»

“La Cina ha violato il suo accordo con gli Stati Uniti” sui dazi. È l’accusa mossa da Donald Trump contro Pechino. “Due settimane fa la Cina era in un grave pericolo economico. Ho visto quello che stava accadendo e non mi è piaciuto: ho fatto un rapido accordo con la Cina per salvarla da quella che pensavo fosse una cattiva situazione”, ha spiegato Trump riferendosi all’intesa preliminare sui dazi e sottolineando che l’accordo siglato è stato violato dalla Cina.

In un post pubblicato sulla piattaforma Truth Social, Trump ha ricordato che le tariffe elevate imposte durante la sua presidenza avevano reso “quasi impossibile” per la Cina esportare beni nel mercato statunitense, causando – a suo avviso – chiusura di fabbriche e “disordini civili”. “Siamo andati, di fatto, in ’astinenza totale’ dalla Cina, ed è stato devastante per loro,” ha scritto Trump, rivendicando di aver poi negoziato rapidamente un accordo per evitare “una situazione molto grave” per l’economia cinese. Trump sostiene che l’intesa abbia portato a una stabilizzazione immediata, ma accusa ora la Cina di non aver rispettato i patti. “Così tanto per essere il bravo ragazzo!” ha scritto. Ma, ha poi concluso il presidente americano, “la cattiva notizia è che la Cina, forse non sorprendentemente per alcuni, ha completamente violato il suo accordo con noi. Addio a Mr. Nice Guy!”.

Wsj: “L’amministrazione Trump lavora a un piano B per i dazi”

L’ultimo attacco polemico di Trump alla Cina sul fronte delle relazioni commerciali arriva in conteporanea con la notizia – anticipata dal Wall Street Journal – che la Casa Bianca lavora a un piano B per i dazi dopo che la Us Court of International Trade li ha dichiarati illegali. Secondo quanto riporta quotidiano economico Usa, l’amministrazione Trump sta valutando un piano in due fasi. La prima è una soluzione tampone per imporre tariffe su settori dell’economia mondiale in base a una disposizione mai utilizzata prima del Trade Act del 1974, che include una clausola che consente dazi fino al 15% per 150 giorni per affrontare gli squilibri globali. Questo permetterebbe all’amministrazione di guadagnare tempo per elaborare piani ad hoc per ciascun partner commerciale sulla base di una diversa disposizione della stessa legge.

La seconda fase prevede un lungo processo di notifica ritenuto però dall’amministrazione più difendibile dal punto di vista legale e usato già in passato, anche per imporre le tariffe alla Cina durante il primo mandato di Trump. Le opzioni allo studio erano state considerate già nelle prime settimane dell’amministrazione, ma poi è stato preferito imporre i dazi ricorrendo all’International Emergency Economic Powers Act del 1977, mai usata prima per le tariffe. Ricorrere ora a una diversa legge per imporre dazi presenta comunque dei rischi per l’amministrazione, in quanto può essere considerata dai tribunali come un’ammissione di sconfitta nell’uso della legge del 1997.

Bruxelles conferma, sempre impegnati in negoziato con Usa

Intanto l’Unione europea fa sapere di essere “pienamente impegnata” nei negoziati con gli Stati Uniti sui dazi. In seguito alla decisione del tribunale del commercio internazionale statunitense che considera i dazi “reciproci” illegali, il responsabile del commercio Maros Sefcovic ha dichiarato che la ricerca di una soluzione negoziata sui dazi “resta una priorità assoluta per la Ue, restiamo in costante contatto” con gli Stati Uniti. Sefcovic il 29 maggio ha parlato con il segretario al commercio Howard Lutnick.


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