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Trieste capitale “naturale” del Piano Imec che collegherà India e Mediterraneo allargato

“Trieste è la capitale naturale del nuovo corridoio economico India-Medioriente-Europa. È stato questo il leitmotiv dell’interessante conferenza pianificata dall’onorevole Deborah Bergamini, che si è tenuta questa settimana a Montecitorio e ha previsto gli interventi di rappresentanti dell’industria e della politica italiana, non ultimo il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Il nuovo corridoio economico India-Medioriente-Europa, o più semplicemente Piano Imec, è un piano strategico che mira a collegare la potenza più popolosa e in ascesa del mondo, l’India, con l’antica culla della civiltà e del commercio che è stato il Mediterraneo, percorrendo la dorsale adriatica e approdando nel porto di Trieste, considerata, grazie alle sue strutture e capacità logistiche, la vera capitela naturale del piano che secondo Marco Minniti, già ministro della Repubblica e oggi presidente della Fondazione Med-Or, deve essere priorità del nostro Paese: che si trova di fronte all’opportunità di “incrociare” il corridoio economico e strategico che legherà India e Mediterraneo con il Piano Mattei. “Costruendo le condizioni per un nuovo ordine mondiale“, nell’accezione più pacifica e lungimirante del concetto, proprio ora che gli equilibri che hanno regolato il nostro passato sembrano essere prossimi ad assistere al “collasso di un vecchio ordine mondiale” che sembra essere destinato a finire per non tornare.

La “ridondanza” nel commercio per rispondere alle crisi di domani

Il nuovo corridoio deve sposare la necessità e il concetto della “ridondanza“, secondo il vice ministro dello Sviluppo economico e del Made in Italy Valentino Valentini, che ha trovato una sponda dell’espressione del concetto strategico che tiene conto delle crisi che stanno toccando proprio in questi mesi le rotte commerciali e gli stretti strategici e indispensabili per la nostra economia – Bāb el-Mandeb, lo stretto che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden e quindi l’Oceano Indiano, e lo stretto di Ormuz che divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran collegando il Golfo dell’Oman al Golfo Persico – nell’intervento dell’ambasciatore di Francia Martin Marie Jean-Guy Briens, che ha ricordato l’interesse dell’Eliseo che vorrebbe offrire un secondo approdo, dal nostro punto di vista “accessorio”, a Marsiglia.

Un “certo livello di ridondanza” diventa importante come risposta quando una rotta viene sbarrata da una criticità temporanea, hanno spiegato i relatori. Per questo avere a disposizione molteplici rotte, hub e asset in una concezione più simile quella di una “rete di fiumi” che sfociano nello stesso affluente, e non un semplice “corridoio“, come ha spiegato il dottor Kaush Arha, presidente del Forum Free & Open Indo-Pacif, deve essere considerata la soluzione migliore, anche su consiglio degli Stati Uniti, che seguono con interesse gli sviluppi del progetto che, secondo il suo piano, può ricoprire un ruolo così importante da non limitarsi a collegare l’India al cuore dell’Europa, ma, approdando nell’hub strategico di Trieste può diventare un punto di essenziale per le rotte commerciali che si amplirebbero verso il Mar Nero e a nord fino alle nuove rotte che guardano all’Artico.

Dove non passano le merci, passano gli eserciti”, hanno ricordato a più riprese i presenti, tra i quali possiamo citare l’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero, l’amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle Enrico Maria Bagnasco, e, ovviamente, l’ambasciatore Francesco Talò investito del ruolo di Inviato Speciale italiano per Imec.

Il piano Imec nei suoi punti essenziali

Come spiegazione essenziale del progetto, i relatori hanno tenuto a spiegare come le “nuove rotte” tra Asia, Medio Oriente ed Europa stiano “ridefinendo la geografia del potere globale, tracciando le coordinate entro cui si ridisegnano equilibri, influenze e responsabilità“.

In questo scenario, il nuovo corridoio economico India-Medioriente-Europa, abbreviato con l’acronimo Imec, mira a rendersi progetto infrastrutturale che si configura come “dispositivo strategico capace di riflettere e orientare le traiettorie della cooperazione globale” ponendo l’Italia, potenza manifatturiera d’Europa, e l’India, potenza manifatturiera in ascesa nel mondo, al centro dei nuovi orizzonti geopolitici. Aggregando gli interessi nazionali e gli interessi comunitari per dar vita a quelle che vengono definite come “configurazioni convergenti tra economie, culture e istituzioni”.

La forza di un progetto come Imec, secondo le analisi degli esperti del settore, risiede nella “natura pluri-vettoriale” che non si limita alla sola “linea”, ma a “una rete di connessioni e possibilità, capace di generare sviluppo, sicurezza e prosperità condivisa“.

Per questo vedere Trieste nella posizione di poter assumere il ruolo di crocevia strategico per le nuove e future direttrici globali, non sembra essere solo profondamente importante, ma decisamente auspicabile per il futuro del nostro Paese.


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