Trentino Alto Adige/Suedtirol

Triatleta ritrova il sorriso con una protesi bionica – Bressanone



BRESSANONE. Sembrava non ci fosse più nulla da fare. Dopo un grave incidente in moto, Michele Pasquazzo, oggi 31enne, si è ritrovato con il braccio sinistro completamente paralizzato. Nonostante anni di operazioni, viaggi all’estero e riabilitazioni, il dolore e l’inutilità del braccio erano rimasti.

Ma una nuova speranza è nata grazie a un intervento chirurgico bionico mai tentato prima, realizzato dal chirurgo brissinese Alexander Gardetto che ha trasformato il suo braccio in un’unità bionica moderna e funzionale.

Quando ha avuto inizio questo percorso?

Era il 2020 quando Michele, dopo anni di operazioni e riabilitazioni fallite per la ricostruzione del plesso brachiale danneggiato, si è rivolto a noi per la prima volta, cambiando così il suo destino – spiega il chirurgo brissinese – Inizialmente, però, nemmeno io, allora specializzato soprattutto in amputazioni agli arti inferiori, ero pronto per un caso così complesso.

Quando c’è stata la svolta?

Solo più tardi, nel 2022, dopo un’attenta valutazione e nuovi studi, abbiamo deciso di tentare l’impossibile: amputare il braccio paralizzato, eliminare il dolore cronico (la cosiddetta sindrome dell’arto fantasma) e preparare il corpo di Michele a ricevere una protesi bionica di ultima generazione.

Come si è svolto l’intervento?

È stato in assoluto il primo a livello internazionale su un paziente con una lesione così estesa del plesso brachiale ed è stato eseguito a Bolzano, grazie alla collaborazione tra me e il reparto di chirurgia toracovascolare dell’ospedale di Bolzano, diretto dal primario Perkmann. Un’operazione lunga e complessa, non solo per la parte tecnica ma anche per l’approccio umano e psicologico. Michele ha dovuto superare test clinici, visite psichiatriche, e dimostrare di essere consapevole della scelta. Non è che uno viene e dice ‘voglio l’amputazione’ e gliela fai,” chiarisce il chirurgo. Ci vuole una vera indicazione clinica, un dolore insopportabile, un braccio che non serve più, e soprattutto un paziente motivato.

Chi è Michele Pasquazzo? È uno sportivo convinto, un triatleta, sempre sul podio anche dopo l’incidente, non si è mai arreso. Ha trovato ispirazione in Alessandro Colombo, altro paziente amputato e oggi detentore del record mondiale di Everesting che ha deciso di affidarsi a chi, come lui, non accetta la rassegnazione.

L’obiettivo di questa operazione?

Integrare la protesi con i segnali muscolari residui, permettendo a Michele di aprire e chiudere la mano, flettere il gomito, percepire calore e persino sensibilità tattile, grazie alla collaborazione con centri di eccellenza come l’Istituto Sant’Anna di Pisa e l’Università di Losanna. L’intervento non è una semplice amputazione. È una procedura sofisticata: si rimuovono i nervi danneggiati per prevenire la formazione di neuromi dolorosi, si conservano i muscoli ancora attivi per sfruttarli come base per la protesi, e si prepara l’intero moncone con una struttura stabile e funzionale.

Il costo di tutto questo?

Solo per l’intervento si parlerebbe di 15-17 mila euro in regime privato, senza contare la protesi, che può arrivare a 70 mila euro. Ma grazie all’intervento del sistema sanitario, Michele ha pagato solo un ticket, mentre la spesa è stata coperta dall’Azienda sanitaria. Un risparmio netto anche per lo Stato, in quanto in sei anni un paziente con arto paralizzato costa oltre 120 mila euro in riabilitazioni, farmaci e supporti psicologici. Con questo approccio, tutto si riduce a circa 35 mila con una qualità della vita incomparabile. Oggi Michele è un uomo nuovo. Non solo per il braccio bionico, ma per ciò che rappresenta: un futuro possibile.




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