Veneto

Trentini, veneziano trattenuto in Venezuela: Meloni telefona alla madre

Il Governo italiano è al lavoro per ottenere il rimpatrio di Alberto Trentini, cooperante veneziano arrestato in Venezuela lo scorso 15 novembre e attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza “El Rodeo I”, situato a circa trenta chilometri da Caracas, nello Stato di Miranda. A 144 giorni dalla sua scomparsa, si intensificano le iniziative diplomatiche per riportarlo a casa. A confermare l’impegno delle istituzioni è stata la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nei giorni scorsi ha personalmente contattato la madre di Alberto, Armanda Colusso, residente al Lido di Venezia. Un gesto che ha rafforzato la vicinanza dello Stato alla famiglia del cooperante e che testimonia l’attenzione crescente delle autorità italiane verso il caso.

A rendere nota la telefonata è stata l’avvocata Alessandra Ballerini, legale della famiglia Trentini. In una nota ufficiale, la Ballerini ha dichiarato: “La signora Colusso ha confermato di aver ricevuto una chiamata dalla Presidente Meloni, la quale ha garantito il massimo impegno del Governo per riportare finalmente a casa Alberto, detenuto dal 15 novembre scorso in condizioni estremamente difficili. Confidiamo che questo impegno si traduca al più presto nella sua liberazione. La mancanza di contatti con la famiglia e l’impossibilità di ricevere visite consolari stanno logorando Alberto e chi gli vuole bene.”

Trentini si trovava in Venezuela dal 17 ottobre, inviato sul campo dalla ONG Humanity & Inclusion, per seguire progetti umanitari. Secondo quanto trapelato da fonti diplomatiche, sarebbe attualmente in isolamento, con l’accusa di terrorismo, anche se il suo stato di salute viene ritenuto “buono” grazie a un canale di comunicazione riservato con le autorità locali.

Fin dall’inizio della vicenda, numerose sono state le manifestazioni di solidarietà: da Venezia, dove si tengono regolarmente flash mob con lo striscione #freealberto, fino ai continui appelli lanciati da esponenti politici, associazioni e volti noti dell’informazione. Anche i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio, hanno rivolto un appello pubblico durante la trasmissione Che Tempo Che Fa, affinché le istituzioni italiane non lascino solo il giovane cooperante.

Secondo quanto riferito dalla ONG venezuelana Foro Penal, sono almeno 19 i cittadini stranieri detenuti per motivi politici in Venezuela, ai quali si aggiungono 35 prigionieri politici con doppia cittadinanza. Tra questi, anche altri sette italo-venezuelani, tra cui ex parlamentari e dirigenti politici, per i quali il Governo italiano ha già rivolto ripetuti appelli ufficiali alle autorità di Caracas.

Il caso di Alberto Trentini è stato inoltre portato all’attenzione del G7 dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, nel corso dell’ultimo vertice tenutosi in Canada. L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere una pressione internazionale condivisa affinché venga garantito il rispetto dei diritti umani e il rilascio dei prigionieri politici.

L’Italia dunque non abbassa la guardia, mantenendo alta la mobilitazione diplomatica e l’attenzione pubblica, con la speranza che a breve possa arrivare la notizia tanto attesa: il ritorno a casa di Alberto Trentini.


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